
Finalmente è stata ridata dignità alle lavoratrici e ai lavoratori di Progetto Vita e Alba. Questo il canto di vittoria di Fip Cgil che, nella giornata di ieri, ha emanato una nota in cui desidera informare di aver portato in porto una trattativa, lunga e complessa, permettendo così agli ex dipendenti delle due coop di veder riconosciuti, almeno in parte, i loro diritti.
"Sul piano sindacale – sottolineano Michela Turcatti e Leonardo Puleri della segreteria Cgil di Sondrio e Annalaura Lombardozzi dell’Ufficio Vertenze - la nostra azione ha consentito di recuperare almeno una parte dei contributi non versati da "Progetto Vita", mentre rispetto alla cooperativa "Alba" abbiamo aperto una vertenza che, nonostante le innumerevoli difficoltà incontrate, ha finalmente raggiunto l’unico obiettivo perseguito: restituire dignità e retribuzioni alle lavoratrici (perlopiù la presenza era rappresentata da donne) alle dipendenze di tale discutibile operatore economico, finito poi in regime di amministrazione giudiziaria e oggi in via di liquidazione".
I rappresentanti della Cgil, nel documento, spiegano come si è arrivati a questa situazione. "La cooperativa "Progetto Vita", dalle cui ceneri è poi sorta "Alba", giunta in provincia di Sondrio all’inizio degli anni 2000, si è subito aggiudicata numerosi appalti nell’area dell’assistenza scolastica e dell’assistenza domiciliare rivolta alle persone non autosufficienti, utilizzando il metodo del ribasso, al di sotto dei costi reali per la gestione del personale indicati anche dalle apposite tabelle ministeriali. Un metodo, questo, che ha subito destato numerosi sospetti. In una girandola di irregolarità tecniche, amministrative e gestionali, culminata con l’arresto del presidente Biondi, alcuni Enti resi improvvisamente edotti delle numerose criticità nella gestione, sia dei servizi gestiti dalla cooperativa che nella gestione del personale, optavano, in alcuni casi, per la risoluzione dei rapporti contrattuali e in altri per la prosecuzione dei contratti di appalto in essere…". La situazione ora è chiara ma per il futuro la Cgil chiede maggiore attenzione.
Fulvio D’Eri