
Il grave episodio è avvenuto a fine luglio nella località di villeggiatura di Aprica
Sondrio - È stato interrogato ieri il quasi 17enne arrestato con l’accusa di violenza sessuale e lesioni nei confronti di una 15enne in vacanza all’Aprica. Assistito dal suo avvocato si è difeso accusando la vittima, dicendo che la ragazzina era consenziente e che il rapporto è stato consumato in un contesto in cui «lei era un po’ ubriaca, e tutti avevano comunque bevuto». In realtà per gli inquirenti quel giovane, che pare non aver compreso la gravità del gesto, potrebbe compiere altri reati. I fatti risalgono alla notte tra il 26 e il 27 luglio a poca distanza da via Roma, la via principale del paese. «Mi è accaduto qualcosa di terribile», sono le parole che la ragazza avrebbe detto ai genitori al telefono, prima di avvertire i carabinieri di Sondrio che si stanno occupando delle indagini e prima di essere ricoverata in stato di choc in ospedale.
I fatti sono stati ricostruiti dai testimoni e confermati dalle immagini delle telecamere che hanno ripreso, in parte, quanto è successo, compreso il volto del ragazzo che ora si trova in carcere, un giovane conosciuto nella zona. Il gruppo di ragazzi, stando alle testimonianze, si era incontrato proprio lì in vacanza. La ragazza sarebbe dovuta ripartire il giorno dopo così aveva deciso di raggiungere i suoi nuovi amici in via Roma dopo cena solo per un saluto.
Ed è qui che accade l’imprevedibile. Tutti bevono, ridono, scherzano, alterati dall’alcol. La ragazza si avvicina a quello che si trasformerà nel suo aggressore. Si baciano, poi lei lo respinge. Lui la fa bere ancora, diventa insistente, lei cerca di andarsene, vuole tornare a casa e lo respinge di nuovo. A quel punto lui la strattona, la trascina per un braccio fino ad arrivare in un luogo riparato da un muretto a poca distanza, ma nascosto dagli sguardi degli altri e delle telecamere. La giovane dirà che non aveva avuto percezione del pericolo perché i suoi amici erano tutti li, a pochi metri. Invece lui la picchia e la violenta senza che lei riesca a chiamare aiuto. Solo dopo la quindicenne riesce a divincolarsi, fatica a camminare per i lividi, urla e piange. Chiama i genitori e i carabinieri.