La tubercolosi cos’è? Ecco come ci si ammala, i sintomi e le cure

E’ errata la convinzione che sia una malattia del passato oggi relegata nei paesi più poveri del mondo

Test tubercolosi

Test tubercolosi

La tubercolosi anche conosciuta come Tbc è una malattia infettiva e contagiosa. A scatenare la malattia è un batterio chiamato Bacillo di Koch (Mycobacterium tuberculosis è l’esatto nome scientifico). La Tbc generalmente colpisce i polmoni ma possono essere coinvolte altre parti del corpo.

Come si trasmette la tubercolosi?

“La tubercolosi – spiegano gli esperti di Irccs Umanitas di Milano - si trasmette per via aerea attraverso la saliva emesse dagli individui ammalati starnutendo o tossendo. La malattia non compare sempre subito: il sistema immunitario può mantenere il batterio che la causa in uno stato di quiescenza per anni e iniziare a moltiplicarsi con l'abbassamento delle difese dell'organismo. Tuttavia, si stima che solo il 10-15% delle persone infettate sviluppi la malattia”.

I sintomi della tubercolosi

“La tubercolosi si manifesta con tosse, dolore al torace, febbre, sudorazioni e perdita di peso. Con il passare del tempo è possibile che compaia sangue nell'espettorato”.

Isolamento per i malati?

Pazienti con tubercolosi polmonare devono stare in isolamento, anche a casa se ci sono le condizioni. Generalmente questo comporta dormire da soli e restare in una stanza dedicata, da aerare frequentemente; limitare i movimenti in altri spazi della casa dove ci sono altre persone; se necessario, usare la mascherina chirurgica e mantenere la distanza di almeno un metro; utilizzare un bagno dedicato.

La diagnosi della tubercolosi

“La diagnosi della tubercolosi avviene in genere utilizzando il cosiddetto test della tubercolina, detto anche “di Mantoux”. Una reazione positiva indica che il paziente è già entrato in contatto con il Mycobacterium tubercolosis e richiede ulteriori approfondimenti che possono includere: l'analisi al microscopio dell'espettorato per verificare la presenza del batterio; una radiografia toracica per verificare il coinvolgimento dei polmoni; il test dell'interferone gamma.

La cura farmacologica

La terapia si basa sugli antibiotici: generalmente, con quattro farmaci per due mesi, poi con solo due per un periodo dai quattro ai sei mesi.

Ma la tubercolosi non era scomparsa?

Assolutamente no, semplicemente ci sono meno casi rispetto al passato, vedi quanto è successo a Martinengo. “Anche se l’Oms - spiegano gli esperti di docgenerici.it - ha dichiarato l’Italia un Paese a “bassa endemia”, poiché presenta 10 casi ogni 100.000 abitanti, la tubercolosi è una malattia da non sottovalutare, perché, se trascurata, è potenzialmente fatale, senza contare che negli ultimi anni sono emersi motivi di allerta”. Ecco i principali motivi del ritorno della tubercolosi: nelle grandi città l’incidenza della Tbc è 4 volte superiore rispetto alla media nazionale; il numero di casi resistenti agli antibiotici è in lento ma progressivo aumento; il numero di persone che si curano adeguatamente è al di sotto dello standard richiesto dall’Oms; gli eventi epidemici si verificano sempre più spesso in ambito scolastico.

Il vaccino

“Attualmente – spiega l’Istituto superiore di Sanità - l’unico vaccino a disposizione contro la tubercolosi è il vaccino vivo attenuato BCG (bacillo di Calmette Guérin) che efficace nella prevenzione di forme gravi infantili della malattia (meningite e altre forme di Tb disseminata nei neonati e nei bambini). Il vaccino è utilizzato spesso in bambini piccoli in Paesi con un’elevata incidenza di Tb. In Italia il vaccino è utilizzato solo in alcune categorie a rischio. Attualmente sono in corso numerosi sperimentazioni per la ricerca di vaccini più efficaci”.

Contatto con un malato

Chi è venuto in contatto con un malato di Tbc deve sottoporsi ad accertamenti, il test Mantoux, e a un periodo di controllorollo. “Lo screening - secondo le linee guida del governo -deve essere iniziato nelle persone che hanno avuto un contatto stretto e, per opportunità, eseguito anche nelle persone che lo richiedono spontaneamente”. “Se gli accertamenti condotti tra i contatti stretti escludono che vi sia stata una trasmissione, l'indagine può essere limitata a questo gruppo. In caso contrario, devono essere esaminati i contatti regolari e, analogamente, se vi è evidenza di avvenuta trasmissione dell'infezione tra i soggetti di questa seconda categoria, l'indagine deve essere estesa anche ai contatti occasionali”.