Fontana stravince e Fratelli d’Italia reclama il bottino della vittoria: cosa succede ora

Il partito di Meloni chiede almeno la vicepresidenza. Il governatore rivuole Bertolaso ma chi prenderà, alla fine, la delega alla sanità da 20 miliardi?

Che Fratelli d’Italia debba avere più spazio e peso nella seconda Giunta regionale targata Attilio Fontana, è un dato di fatto, è la legge dei numeri. Ma i numeri sono meno grandi del previsto o, detta meglio, la Lega, il partito del governatore, esce dalle urne meno peggio del previsto. In più ci sono altri due fattori da considerare: Giorgia Meloni non ha interesse a forzare la mano contro il Carroccio qui in Lombardia, potendo avere mano libera nel Lazio, dove Fratelli d’Italia infligge agli alleati un distacco siderale, e dovendo badare a tenere in equilibrio il Governo (come dimostrano, ad esempio, le recentissime intemperanze di Silvio Berlusconi sul tema, assai sensibile, dell’Ucraina).

È dall’incastro di questi tre pezzi che nascerà il puzzle della nuova Giunta regionale. Non a caso, ieri pomeriggio, dallo staff di Fontana assicuravano che, quanto ad assessori e assessorati, non c’è ancora alcuno schema predefinito e che il confronto tra il governatore e i partiti inizierà tra 48 ore. 

L’unico punto fermo per ora è la vicepresidenza: sembra fuor di dubbio che andrà a Fratelli d’Italia. In pole per la carica c’è Romano La Russa, fratello di Ignazio e già assessore regionale alla Sicurezza. È stato proprio lui, ieri, ad assicurare che la casella numero due dell’esecutivo lombardo sarà dei meloniani: "Io vicepresidente? Non spetta a me dirlo, non ci tengo in modo particolare, ma certamente la vicepresidenza andrà a un esponente di Fratelli d’Italia, questo è nelle cose, è sempre stato così: se il presidente appartiene a una parte politica, normalmente la vicepresidenza viene assunta da un altro partito, in questo caso è il primo partito della coalizione. Quindi a maggior ragione credo di poter confermare che sarà un uomo di FdI".

Un altro dato del tutto plausibile è che al partito della Meloni dovrà essere riconosciuta almeno la metà degli assessorati, in quanto primo partito. Ma, anche qui, esponenti di primo piano del partito della Meloni notano: "Gli assessorati non si contano soltanto, si pesano pure". Tradotto: le caselle sulle quali nei prossimi giorni si consumerà il braccio di ferro tra alleati sono tre,vale a dire la sanità, l’agricoltura ma anche la protezione civile che, a differenza di quanto avvenuto in questi 5 anni, dovrebbe essere unita alla delega alla sicurezza.

Quanto alla sanità, l’obiettivo di Fontana sarebbe quello di riconfermare Guido Bertolaso che, però, non è uomo particolarmente gradito alla Meloni. Fratelli d’Italia vorrebbe prendere per sé la delega e, in questo momento, si fanno i nomi di Carlo Maccari, mantovano, farmacista, oggi deputato ma già assessore regionale in Lombardia con Roberto Formigoni. Altro nome è quello di Marco Alparone, sottosegretario uscente della prima Giunta Fontana.

A dirla tutta, anche lo stesso La Russa pareva tra i papabili ma ora sembra meno probabile di altre soluzioni. La sorte della delega alla sanità sarà decisiva anche nel capire quanti assessorati andranno effettivamente a Fratelli d’Italia: a fronte di una delega tanto pesante, i meloniani potrebbero cedere sul numero complessivo degli incarichi nell’esecutivo.

Altra casella che interessa parecchio, come detto, è quella dell’agricoltura, non a caso occupata sempre dalla Lega negli ultimi anni. La soluzione in questo potrebbe passare da un profilo tecnico, alto ma tecnico, che entri però in Giunta in quota FdI: ad esempio un profilo quale quello di Ettore Prandini, bresciano, dal 2018 presidente della Coldiretti. Nomi sensibili, in casa Fratelli d’Italia, sono quelli di Franco Lucente, ex capogruppo in Consiglio regionale, e Barbara Mazzali, succeduta allo stesso Lucente alla guida dei consiglieri al Pirellone. Ad uno di loro potrebbe andare la delega alla sicurezza, alla protezione civile. La Lega dovrebbe tenere per sé l’assessorato al Bilancio, quello allo Sviluppo economico e alla Mobilità.

Fuor dall’esecutivo, non è da sottovalutare il nodo della presidenza del Consiglio regionale: il leghista Alessandro Fermi non vorrebbe cedere, ma questa è una delle cariche che potrebbe finire ai meloniani. Daniela Santanché, coordinatrice lombarda di FdI, ieri è stata chiara: "Non ci siamo ancora occupati di chi farà cosa – ha premesso –. Ma è evidente che gli equilibri cambieranno nel rispetto della coalizione e del numero molto alto di consiglieri che FdI avrà in Lombardia".