Chi è Attilio Fontana, presidente leghista della Lombardia al secondo mandato

Nel primo mandato ha affrontato lo tsunami pandemia. La sua storia politica nel segno della Lega: da Bossi a Salvini, passando per il rapporto di stima e amicizia con Roberto Maroni

L’avvocato va a caccia del bis. Attilio Fontana, leghista con il marchio Doc, presidente della Regione uscente confermato alle elezioni di domenica 12 e lunedì 13 febbraio. Il suo è un ritorno a Palazzo Lombardia dopo un primo mandato segnato, più di ogni altra cosa, dalla tragedia della pandemia di Covid-19. Si è riunita intorno al suo nome un’ampia coalizione di centrodestra formata da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, lista Fontana Presidente, Noi Moderati-Rinascimento Sgarbi, Udc-Verde è popolare.

La gioventù

Fontana nasce a Varese il 28 marzo 1952. Di buona famiglia, si diploma al liceo classico Cairoli, la scuola che per tradizione forma la classe dirigente cittadina. Difficile tracciare la sua traiettoria politica in gioventù: c’è chi lo colloca nella “ridotta” liberale, chi parla di simpatie più destrorse. Lui ama ricordare di quando il padre gli rifilò una ramanzina dopo aver trovato una copia dell’Unità in auto. “Era la prima volta che l’acquistavo – è sempre stata la sua versione – E fu solo per curiosità”. 

La professione e l’incontro con la politica

Nel 1975 si laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano. Nel 1980 apre uno studio legale in via Orrigoni, pieno salotto buono di Varese. Grazie alla professione fa l’incontro che gli cambierà la vita, quello con la Lega di Umberto Bossi e Roberto Maroni, l’ex ministro dell'Interno scomparso alla fine del 2022 con il quale Fontana instaura un profondo rapporto di stima politica e affetto personale. Da avvocato difende le Camicie verdi leghiste finite sotto processo a Verona e l’ex presidente della Provincia di Varese Massimo Ferrario, accusato di peculato. 

Le esperienze nell’amministrazione pubblica

La sua carriera inizia nel 1995, quando sotto le insegne del Carroccio viene eletto sindaco di Induno Olona, il paese in cui risiede. Inizia la scalata. Svolge due mandati in consiglio regionale, dove è nominato presidente dell’assemblea. In questo ruolo cesella un profilo istituzionale, attento ai regolamenti e apprezzato trasversalmente. Nel 2006 il grande salto. La Lega lo candida a sindaco di Varese, la culla del movimento. Vince al primo turno, grazie anche alle difficoltà del centrosinistra nel trovare un avversario. Nel 2011 fa il bis, stavolta battendo al ballottaggio Luisa Oprandi, professoressa di liceo. In mezzo c’è l’avventura da presidente di Anci, l'Associazione dei comuni lombardi, alla guida della quale non esita a entrare in conflitto con un governo in teoria amico (fatto che gli costerà un litigio con il ministro Roberto Calederoli).

Il rapporto con Maroni e l’avventura in Regione

I primi del secondo decennio del secolo sono anni complicati per la Lega, segnati dalle inchieste giudiziarie sulla famiglia Bossi e sul dualismo fra il senatùr e il vecchio sodale Roberto Maroni. Fontana non ha dubbi: nel rispetto assoluto per la vicenda politica del fondatore, si schiera con l’amico Bobo. È fra le punte dei “barbari sognanti”. In questo contesto matura la sua candidatura a presidente della Regione per il 2018, superata l’iniziale diffidenza di Silvio Berlusconi. Nella sfida fra sindaci supera il bergamasco Giorgio Gori, scelto dal centrosinistra, nonostante uno scivolone sui presunti rischi corsi da una non meglio precisata “razza bianca” messa in pericolo dall’arrivo degli immigrati in Italia. Nel movimento, intanto, quando Maroni si defila dalle posizioni di vertice, Fontana sceglie di appoggiare Matteo Salvini e la sua svolta “nazionale”, senza mai però collocarsi fra i sostenitori acritici. 

Lo tsunami pandemia

Bene o male il primo “regno” di Fontana a Palazzo Lombardia porterà sempre il segno della pandemia. Qual è il bilancio? L’inizio, reso manifesto dalle difficoltà a indossare correttamente la mascherina palesate dal governatore nel corso di una diretta web sui social (ma sul portarla sempre aveva ragione lui...), è tremendo. Gli ospedali si riempiono, le morti si moltiplicano, le contestazioni si accendono. Fontana e il suo assessore Giulio Gallera sono i volti di una regione travolta da uno tsunami e messa – quasi – in ginocchio nel sistema sanitario, quello che era considerato il suo fiore all’occhiello. A offuscare l’immagine del presidente ci si mette anche un’inchiesta giudiziaria, poi archiviata senza che le accuse trovino riscontri, su una fornitura da mezzo milione di euro di camici e altri dispositivi di protezione da parte di una società gestita dal cognato, in cui la moglie di Fontana, Roberta Dini, ha una quota del 10%.

Successivamente le cose migliorano. Fontana ha il merito di tenere la barra dritta, senza cedere mai alle pressioni del negazionismo. Sui vaccini la scelta di campo è chiarissima e la campagna lombarda è fra le più riuscite in Italia. All’inizio del 2021, pochi giorni prima dell’anniversario del primo caso italiano di Covid-19, registrato a Codogno, nel Lodigiano, Fontana rimpiazza Gallera con Letizia Moratti, l’ex sindaco di Milano che diventa assessore alla Sanità e vicepresidente della giunta. Non sa che con questa scelta si troverà il “nemico” in casa. A novembre del 2022 viene annunciata la sua ricandidatura, mai veramente messa in discussione, in particolare dopo lo strappo di Moratti.

Vita privata e passioni

Sposato in seconde nozze con Roberta Dini, figlia del fondatore del marchio di maglieria Paul & Shark, Fontana ha tre figli: Maria Cristina, classe 1980, si occupa ora dello studio legale. Più giovani Giovanni (classe 2000) e Marzia (2002). Il presidente coltiva una grande passione per lo sport. È accanito tifoso delle squadre di calcio e pallacanestro di Varese e quando gli impegni glielo concedono non manca di farsi vedere allo stadio Ossola e al palazzetto di Masnago che fu teatro delle imprese della grande Ignis. Il suo cuore batte anche per il Milan, come quello del vecchio amico Roberto Maroni. Il centro della sua attività politica, da quando è governatore, è Milano, ma Fontana rimane fedelissimo alle sue radici varesine. A partire dalla villa di Velate, rione fra i più chic della città giardino, che ospitò anche il buen ritiro del pittore comunista Renato Guttuso.