
Guido Crosetto, al centro, insieme a Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Daniela Santanché
Nei corridoi della politica si dice che, quando è nel dubbio, Giorgia Meloni chiami sempre lui: Guido Crosetto. Nato a Cuneo, 59 anni, gigante di un metro e 96, fedelissimo, stimato dagli avversari, testa pensante e cofondatore di Fratelli d’Italia, Crosetto è dato come probabile futuro ministro dello Sviluppo economico. Un ruolo che dopo lo stanziamento dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza è di primissimo piano.
Sul suo profilo Twitter si definisce “libero da pregiudizi per convinzione, garantista per dna, conservatore per nascita, rispettoso per scelta. Ex tante cose. Ora uomo libero ed imprenditore”. Oggi Crosetto ha diverse società che si occupano di accoglienza turistica, ma la sua forza è nel settore industriale e degli armamenti. Definito anche lobbista istituzionale, è presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza. Da qualche anno è anche presidente di Orizzonte Sistemi Navali, azienda strategica controllata da Leonardo e Fincantieri.
Nelle imprese, d’altra parte, ci è cresciuto. Figlio di una famiglia di industriali metalmeccanici, si è diplomato al liceo classico e ha lasciato gli studi in Economia e commercio per militare nella sezione giovanile della Democrazia Cristiana (qualche anni fa, mentì alla Camera dicendo di essere laureato). Da subito, si dimostrò una mente brillante e nel 1987 fu scelto dal Presidente del Consiglio Giovanni Goria come consigliere economico. Tra il 1999 e il 2009 è stato consigliere provinciale di Cuneo.
Alle politiche del 2001, 2006 e 2008 è stato eletto alla Camera prima con Forza Italia e poi con il Popolo delle libertà. Sottosegretario alla difesa fino al 2011 sotto il governo Berlusconi, criticò l’operato dell’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti, fino ad assumere posizioni molto dure contro l’Unione europea. Quando Forza Italia decise di sostenere il governo Monti, lasciò il partito per fondare Fratelli d’Italia insieme a Giorgia Meloni e al neoeletto presidente del Senato Ignazio La Russa.
Da tutti, è considerato il garante del partito nei confronti delle grandi formazioni industriali italiane. Conosce bene i sindacati, è ben inserito nelle dinamiche associative del lavoro ed è rispettato dagli avversari per il suo approccio pragmatico e dialogante. Dopo le ipotesi di un suo coinvolgimento ministeriale, Crosetta ha già annunciato che liquiderà del tutto la Srl di famiglia fondata nel 2020, “una bella società di consulenza, con mia moglie e mio figlio”, in modo che “nessuno possa fare illazioni” su presunti conflitti d’interesse.
È probabile che, al di fuori di Giorgia Meloni, il ruolo di Crosetto nel prossimo governo sarà di primissimo piano e la sua importanza andrà ben al di sopra della funzione ministeriale per la quale è favorito. Di certo, questo ex democristiano che piace ad amici e nemici è stato capace – forse più di tutti – di influenzare la linea programmatica del partito. Benché, chiedendolo a lui, probabilmente negherebbe.