Zinasco, attivisti sgomberati: “I suini si fidavano dell'essere umano. Sono finiti in camion della spazzatura"

L’intervista a Sara D'Angelo, coordinatrice del presidio che per 14 giorni ha difeso il rifugio Cuori liberi. “L’abbattimento non era l’unica soluzione”

Zinasco (Pavia), 20 settembre 2023 – Manifestazione non autorizzata, resistenza e ostacolo al pubblico servizio: sono queste le accuse che vengono mosse agli attivisti che per 14 giorni hanno difeso il rifugio Cuori liberi. “Vedremo come rispondere - ha detto Sara d'Angelo della Rete dei santuari di animali liberi in Italia, coordinatrice del presidio -. Lo sgombero violento e si è concluso con l'esecuzione di 9 suini sani”.

La polizia sgombera il presidio animalista a Zinasco
La polizia sgombera il presidio animalista a Zinasco

L'abbattimento non era l'unica soluzione per arginare la peste suina africana?

“No, avremmo voluto che la struttura fosse posta sotto sequestro come già era e che venissero imposte misure anche più restrittive per evitare il contagio. Potevamo discuterne, invece hanno sempre e solo parlato di abbattimento. Il 5 ottobre ci sarà un'udienza al tribunale amministrativo regionale perché avevamo chiesto la sospensiva dell'ordinanza. Non si poteva aspettare?”.

Sara D'Angelo
Sara D'Angelo

Avete denunciato che lo sgombero è avvenuto con violenza da parte delle forze dell'ordine.

"Tutti i presenti, sono stati strattonati, gettati a terra, manganellati, presi a calci. Alcuni hanno riportato ferite e avrebbero necessitato dell'intervento dell'ambulanza, ma non è stato consentito che si avvicinasse. Altri sono stati caricati sulle camionette e portati in questura e un presidio solidale ha chiesto che venissero rilasciati”. La proprietaria del rifugio ha potuto assistere all'abbattimento? 

“No, è stata allontanata e persino al veterinario di parte non è stato consentito l'accesso. Avrebbero voluto stare accanto ai suini come si fa con i cani di casa. Il timore è che lontano da occhi indiscreti si sia proceduto all'uccisione inseguendo nei recinti gli animali terrorizzati".

La disperazione degli attivisti dopo lo sgombero
La disperazione degli attivisti dopo lo sgombero

I suini avevano un passato alle spalle.

“Sono stati salvati dai mattatoi e avevano imparato a fidarsi dell'essere umano; ieri scondinzolavano. Poi i loro corpi senza vita sono stati gettati con una ruspa nel cassone di un camion per la raccolta di rifiuti speciali, sotto lo sguardo straziato di chi si occupava di loro da anni".

Il rifugio è stato danneggiato durante lo sgombero?

"Tutte le recinzioni e le strutture sono state completamente distrutte. Non c'è un solo cancello rimasto in piedi. E, con un'epidemia in corso, il personale intervenuto non indossava alcun dispositivo di protezione per impedire di portare il virus fuori dal perimetro della struttura sotto sequestro. Questo è gravissimo”.