Morte del trapper Jordan Jeffrey Baby, testimoni confermano: “In carcere aveva subito vessazioni”

Nuova udienza del processo a carico di Gianmarco Fagà, noto come Traffik, alla sbarra per presunti maltrattamenti a carico del 26enne di Bernareggio, poi trovato impiccato in cella

Il trapper Jordan Jeffrey Baby

Il trapper Jordan Jeffrey Baby

Pavia – Lo scorso 12 marzo Jordan Tinti, trapper di Bernareggio noto come Jordan Jeffrey Baby, era stato trovato impiccato in una cella del carcere di Pavia. I famigliari, che non hanno mai creduto all’ipotesi suicidio e hanno presentato un esposto. Prima di morire il trapper avrebbe subìto maltrattamenti nel penitenziario di Torre del Gallo. Per i presunti maltrattamenti è in corso un processo, di cui oggi si è tenuta una nuova udienza. Alla sbarra c’è Gianmarco Fagà, altro trapper noto come Traffik e come Jordan condannato in primo grado a Monza per rapina aggravata dall'odio razziale (accusa riqualificata in violenza privata in appello).

L' udienza di oggi si è svolta a porte chiuse. L' avvocato Federico Edoardo Pisani, il legale che rappresenta il padre del trapper, ha riferito che alcuni testimoni hanno confermato che Jordan, durante la detenzione, avrebbe subìto più volte maltrattamenti e vessazioni. Un altro testimone ha invece cambiato la versione fornita durante le indagini preliminari, negando che siano state commesse violenze o soprusi ai danni del trapper. Un altro testimone ha anche riferito di presunte minacce ricevute perché non si presentasse in aula per deporre. Il processo riprenderà il prossimo 13 settembre: in quella data verranno ascoltati gli ultimi testimoni, si passerà alla discussione e potrebbe anche arrivare la sentenza.

Intanto prosegue anche l'altra indagine della Procura di Pavia per fare luce sulla morte di Jordan. L'ipotesi di reato è omicidio colposo.