MANUELA MARZIANI
Cronaca

Pavia: attivisti si barricano in una palazzina, evitato lo sgombero di una famiglia con due bimbi piccoli

In via Cardano era tutto pronto per la “cacciata”, causa affitto non pagato. L’assemblea per il diritto all’abitazione: “Hanno fatto richiesta del contributo a ottobre, possibile che non sia ancora arrivata alcuna risposta?”

L’intervento degli agenti di polizia locale per eseguire lo sfratto: gli attivisti si sono opposti (Torres)

L’intervento degli agenti di polizia locale per eseguire lo sfratto: gli attivisti si sono opposti (Torres)

Pavia, 13 maggio 2025 – Si sono presentati in forze gli attivisti dell’assemblea per il diritto alla casa e sono riusciti ad evitare che una famiglia non avesse più un tetto sulla testa. Ieri mattina la forza pubblica è intervenuta in via Cardano dove una mamma, suo marito che ieri si trovava al Pronto soccorso a causa di una brutta influenza, una bambina di cinque mesi e un maschietto di 3 anni erano sotto sfratto.

Avrebbero dovuto lasciare l’alloggio piccolo e umido nel quale vivevano perché non erano più riusciti a pagare l’affitto. “Ad ottobre è stata inoltrata la pratica per accedere ai contributi concessi per la morosità incolpevole - hanno detto gli attivisti -, possibile che non abbiano ancora ricevuto neppure una risposta?”.

Secondo i funzionari all’origine del disguido ci sarebbe un problema burocratico, qualche documento mancante che non ha permesso l’erogazione del contributo regionale. “In questa famiglia - ha raccontato Alberto De Lorenzis dell’Assemblea - come spesso accade, il padre ha perso il lavoro e hanno accumulato una morosità consistente. Il contributo di 6mila euro in caso di sfratto che viene erogato dalla Regione permette o di cancellare il debito o di rinviare l’uscita dall’alloggio. Il mese scorso, incontrando l’assessore alla Casa Francesco Brendolise abbiamo fatto presente la situazione di 35 famiglie che si sono rivolte a noi e sottolineato come vi siano tante richieste di contributi che non ricevono risposta, non perché i fondi siano finiti, ma perché non vengono erogati e rimandati in Regione”.

Ieri la famiglia di origine egiziana ha ottenuto tempo fino al 30 maggio, nel frattempo dovrebbe arrivare il contributo di 6mila euro che il proprietario potrebbe accettare. Sempre alla fine del mese dovrebbe uscire un nuovo bando per ottenere una casa popolare, in alternativa la famiglia si dovrà trovare una nuova sistemazione.

Per evitare lo sfratto, però, gli attivisti dell’Assemblea si sono dovuti barricare nella palazzina del centro. “A 660 famiglie in lista d’attesa serve una casa - hanno aggiunto gli attivisti - e sono 600 le case popolari vuote. Se venissero sistemate tutte, praticamente la totalità dei nuclei che hanno diritto a un alloggio a prezzo calmierato, potrebbero ottenerlo. Non occorrono tante parole. Le persone che lavorano hanno bisogno di una sistemazione dignitosa, che possano permettere senza dover fare salti mortali per pagare l’affitto. Sarebbe bene che Comune e Aler decidessero di investire qualche milione di euro nelle ristrutturazioni delle case vuote”.