Passaporto da ridare: posizioni contrapposte

Secondo gli avvocati del nonno la richiesta del tribunale non c’è e doveva essere la tutrice a chiederne la restituzione

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Il giallo del passaporto israeliano di Eitan. Un “dettaglio“, ma molto rilevante, nella ben pianificata fuga dall’Italia col minore. Come dichiarato già domenica dalla tutrice, la zia Ayan Biran, il nonno materno Shmuel Peleg, che ne era in possesso "per motivi non chiari", avrebbe dovuto restituirglielo entro il 30 agosto, su richiesta del Tribunale di Pavia che aveva emesso un "divieto di espatrio" se non "accompagnato dalla tutrice" o con la sua autorizzazione. Facendo seguito alle dichiarazioni rilasciate dal nonno Peleg alla polizia israeliana martedì pomeriggio ("Il trasferimento di Eitan in Israele è avvenuto in maniera legale e dopo una consultazione con esperti di diritto"), ieri i suoi legali in Italia hanno dato una diversa ricostruzione delle disposizioni del Tribunale di Pavia.

Gli avvocati Sara Carsaniga, Paolo Polizzi e Paolo Sevesi, hanno infatti spiegato di non aver mai ricevuto gli atti del procedimento sulla tutela del minore dal 10 agosto in poi. Atti che non sarebbero stati notificati a Peleg. E i legali lo documentano con il provvedimento del giudice di Pavia: "Ritenuto quindi meno l’interesse di Shmuel Peleg e di Esther Cohen a rimanere inseriti nel presente procedimento - si legge in un passaggio del documento reso noto dai legali - e ad avere accesso agli atti esperiti successivamente al deposito telematico di detto procedimento, il giudice manda alla cancelleria perché compia quanto necessario al fine di non mantenere più inserite nel procedimento le parti indicate". Nel provvedimento del 10 agosto, il giudice tutelare di Pavia Michela Fenucci "invita il tutore a domandare a Shmuel Peleg la consegna del passaporto entro e non oltre il 30 agosto". Consegna mai avvenuta, col passaporto poi usato per la fuga in auto da Travacò alla Svizzera e quindi dall’aeroporto di Lugano verso Israele.

Stefano Zanette