MANUELA MARZIANI
Cronaca

“Emergenza aggressioni, turni da paura in ospedale”. E 50 medici scappano da Pavia

Pioggia di richieste di trasferimento. In provincia 284 violenze in un anno e non solo nei Pronto soccorso. La direttrice del San Matteo: via alla selezione delle guardie armate

Le immagini della recente aggressione all'ospedale di Foggia

Aggressione al pronto soccorso di Foggia dopo la morte di una giovane paziente

Pavia – Minacce, spintoni, urla. Non solo nei pronto soccorso o negli ambulatori di guardia medica del sud si registrano aggressioni ai danni del personale sanitario, anche le strutture pavesi sono spesso teatro di intemperanze da parte dei pazienti o dei loro parenti. Sono stati 284 gli episodi segnalati l’anno scorso in provincia di Pavia e molti operatori non fanno neppure presente che cosa hanno subito.

“Le minacce verbali e gli insulti sono all’ordine del giorno – ha detto Andrea Galeppi della Uil – e questo accade da alcuni anni a questa parte”. Diversi i casi che restano scolpiti nella testa degli operatori come quello accaduto a un’infermiera in servizio di notte che si è ritrovata davanti un paziente che inveiva contro di lei, la insultava e batteva i pugni contro il vetro del triage. “La aspetto fuori e so dove trovarla”, ripeteva l’uomo che sosteneva di essere stato dimesso senza indicazione alla dimissione. Il padre di una ragazzina arrivata in pronto soccorso con una contusione cranica causata da una caduta perché aveva bevuto troppo, invece, se l’è presa con un medico che non voleva effettuare una Tac di controllo. Anche in questo caso il dottore è stato minacciato e coperto d’insulti. Lo stesso è accaduto a un altro medico che ha provato a spiegare un ragazzo giunto al pronto soccorso con il volto sanguinante a causa di diverse ferite. “Ho provato a spiegargli che non era grave – ha raccontato il medico – e che lo avremmo visto in breve tempo. Non gli è bastato, ha cominciato a spintonarmi e a minacciarmi”. Una situazione che ha portato 50 operatori del pronto soccorso a voler lasciare gli ospedali.

“Sono stressati e hanno paura – ha commentato Marco Grignani segretario provinciale Uil Fpl Pavia –. Andare a lavorare per rischiare di prendere botte, non piacerebbe a nessuno”. Alla base di questa situazione c’è di sicuro una mancanza di educazione, ma anche diversi problemi come la mancanza di medici di base e una rete territoriale che non riesce a garantire risposte. Di conseguenza, quando una persona non si sente bene ha soltanto il pronto soccorso al quale rivolgersi e al pronto soccorso spesso il personale è poco per tanti pazienti. “A tutto questo – ha proseguito Galeppi – aggiungiamo anche che siamo tutti medici, infettivologi, super-esperti perché abbiamo controllato in internet e quindi guai se il medico, quello vero, decide per un accertamento diagnostico invece di un altro: il dottor Google, ha sempre ragione. La mancanza di educazione poi fa il resto”.

Esasperazione: è questo lo stato d’animo degli operatori. E negli ospedali dove manca un presidio notturno della polizia, si pensa di far intervenire le guardie. “È in corso la selezione per avere delle guardie armate”, ha annunciato Alba Muzzi, direttore sanitario San Matteo. “Occorre una maggiore sorveglianza – ha puntualizzato Galeppi –. Non è possibile che al San Matteo non tutti gli accessi siano presidiati. È necessario che utenti e dipendenti possano sposarsi soltanto con un badge”. Nel frattempo, mentre la prefettura in collaborazione con Asst ha riaperto fino alle 20 i posti di Ps negli ospedali della provincia, al San Matteo si pensa al turnover dei medici che hanno deciso di lasciare. Entro fine anno saranno assunti 35 professionisti tra anestesisti, oncologi e medici specializzati in emergenza urgenza.