Lidia uccisa dal compagno, mobilitazione a Borgo Ticino

Pavia, il collettivo “Non una di meno“ manifesta davanti alla statua della lavandaia. Nigro stamattina dal gip per l’interrogatorio di garanzia

Lidia Peschechera

Lidia Peschechera

Pavia, 20 febbraio 2021 - Lidia non può più gridare per difendere nessuno, al suo posto oggi lo faranno tante donne. Il gruppo “Non una di meno“, infatti, ha organizzato per le 16 una manifestazione. L’appuntamento è alla statua della lavandaia di Borgo Ticino che diventerà il simbolo della lotta di tante donne contro la violenza maschile. "Vi ringrazio per il sit-in - ha commentato Carmen Peschechera, la sorella di Lidia -. Non parteciperò perché il dolore è troppo forte". La donna di 49 anni che mercoledì è stata ritrovata priva di vita nella sua abitazione di via Depretis è l’undicesima vittima di femminicidio dall’inizio dell’anno in Italia.

A ucciderla è stata il compagno Alessio Nigro, che ha confessato il delitto e domattina alle 10 sarà sentito dal Gip per l’interrogatorio di garanzia. Ma forse tutti i particolari non sono ancora chiari, tanto che l’appartamento rimarrà ancora sotto sequestro forse per nuovi accertamenti degli inquirenti. "Oggi Lidia non c’è più - sostiene il collettivo “Non una di meno“ - perché un uomo che aveva le chiavi di casa, il pin del suo bancomat e del suo cellulare l’ha strangolata per poi lasciarla vestita in una vasca da bagno. Costui ha portato con sé il cellulare di Lidia col quale rispondeva ai messaggi di chi le scriveva preoccupato per la sua assenza e ha più volte prelevato dei soldi col bancomat". Nigro aveva provato a costruirsi un avvenire in Inghilterra dove aveva trovato lavoro, ma quando è scoppiata la pandemia è stato costretto a rientrare in Italia ed è finito per strada. L’unica “amica“ era la bottiglia finché non ha incontrato Lidia che avrebbe voluto riportarlo sulla retta via. L’ultimo litigio, infatti, sarebbe scoppiato proprio perché l’uomo non era stato a un incontro del Serd di Treviglio. Ma l’alcol non può essere una scusa. "Lidia si era più volte rivolta alle forze dell’ordine per denunciare le violenze e i maltrattamenti che subiva - aggiunge il collettivo -. Sono tante le donne vittime di violenza che ci raccontano di non sentirsi tutelate dalle istituzioni, di sentirsi abbandonate e non prese sul serio".