Il trucchetto delle fatture false Iva evasa, via 960mila euro di beni

Sequestro nei confronti di una società edile bresciana. A Pavia era stata creata una “scatola-vuota”

di Stefano Zanette

Una “scatola vuota“, con l’unico obiettivo di emettere fatture false. Questa l’accusa per una società con sede a Pavia, che ha portato al sequestro preventivo, per un valore di quasi un milione di euro, nei confronti di un’altra società, bresciana, nel settore delle costruzioni edili. L’esito dell’attività di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Pavia, è stato reso noto ieri dalla Procura di Pavia, che aveva richiesto e poi ottenuto con decreto del Gip il sequestro per un valore equivalente all’Iva evasa, oltre 960mila euro, eseguito dagli stessi finanzieri nei confronti della società bresciana e del suo amministratore, in denaro contante, immobili e autoveicoli. Denunciati, in stato di libertà, all’autorità giudiziaria pavese, i due amministratori delle società, entrambe a responsabilità limitata, sia quella pavese che quella bresciana, rispettivamente, per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Solo il legale rappresentante della società bresciana, invece, è anche accusato di aver compensato in modo illecito crediti Iva risultati inesistenti. Si tratta di una modalità di frode fiscale già ben collaudata, solitamente scoperta proprio dagli accertamenti fiscali sui crediti d’imposta, stavolta invece emersa al contrario dalla ‘cartiera’.

L’indagine è infatti partita da una normale verifica fiscale, da parte della finanza di Pavia, nei confronti della società pavese che è poi risultata "costituita solo al fine di emettere fatture false", come spiegato nel comunicato della Procura. I finanzieri pavesi hanno quindi "analizzato l’esigua documentazione contabile rinvenuta, operato il riesame dei conti della società e ricostruito tutti i rapporti commerciali intercorsi con la società di costruzioni bresciana". E sono emerse, nei due anni d’imposta 2020 e 2021, operazioni commerciali tra le due società con fatturazioni, ritenute del tutto false, per un totale di oltre due milioni e mezzo di euro (2.669.380 euro l’imponibile delle fatture emesse, 2.546.406 euro quello delle fatture utilizzate). Compensando con crediti Iva inesistenti, l’azienda bresciana avrebbe risparmiato versamenti all’Erario per quasi un milione di euro ora finito sotto sequestro preventivo.