Caso Eitan, udienze a Tel Aviv concluse: ora due settimane con il fiato sospeso

Il giudice ha tempo fino al 26 ottobre per decidere sul ritorno del piccolo in Italia

Shmuel Peleg, il nonno materno che un mese fa ha portato il nipote in Israele

Shmuel Peleg, il nonno materno che un mese fa ha portato il nipote in Israele

Pavia - Bisognerà attendere ancora alcuni giorni per sapere se Eitan Biran, l’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, dovrà rimanere a Tel Aviv con la famiglia d’origine della mamma, oppure potrà tornare in Italia e vivere con la zia paterna Aya Biran Nirko, sua tutrice legale insieme alla protutrice, l’avvocato Barbara Bertoni. I legali dei Biran e quelli di Shmuel Peleg, il nonno materno indagato in Italia per sequestro di persona, consegneranno le loro memorie giovedì prossimo alla giudice israeliana Iris Ilotovich Segal, che avrà tempo fino al 26 ottobre per pronunciare il verdetto. É un mese che il bambino vive a Tel Aviv, dove il nonno materno l’ha portato a bordo di un volo privato, dopo averlo prelevato dall’abitazione dei Biran di Travacò Siccomario (Pavia) per una visita concordata. Contro quel blitz la zia Aya ha presentato un’istanza al tribunale della famiglia israeliano e il giudice ha salomonicamente deciso che il bambino doveva vivere tre giorni con i parenti della mamma e tre con quelli del padre. Una soluzione verso la quale Eitan ha manifestato insofferenza.

Poi l’8 ottobre è cominciata una lunga tre giorni di udienze a porte chiuse, alle quali hanno partecipato la zia Aya e il nonno Shmuel. L’ultima udienza durata più di 12 ore è terminata nella notte tra domenica e lunedì. Molti i testimoni che sono stati sentiti. Tra questi anche Gali Peleg, la figlia di Shmuel e sorella della defunta mamma del bambino, che nelle scorse settimane ha annunciato di aver chiesto l’adozione del piccolo. Ascoltato anche un avvocato esperto di diritto italiano chiamato dai Biran. Il procedimento aperto, infatti, ruota attorno ai principi della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione dei minori che, secondo i legali dei Biran sarebbe stata violata da nonno Shmuel con la complicità dell’ex moglie, Ester Cohen, che venerdì ha duramente attaccato l’Italia. "L’Italia è la "residenza naturale" del bambino – hanno invece sostenuto gli avvocati dei Biran, Avi Chimi e Shmuel Moran, che parlano di rapimento del bambino –. In Italia Eitan è cresciuto e svolge il suo percorso riabilitativo dopo la tragedia, l’italiano è la sua lingua madre".

Invece secondo Boaz Ben Tzur e Ronen Daliahu, legali della famiglia Peleg, non ci sarebbe stato alcun rapimento e non si può applicare a questo caso la Convenzione dell’Aja perché non si tratta di un bimbo conteso tra due genitori. Quanto al luogo naturale per crescere Eitan, sarebbe Israele dove i suoi i genitori pianificavano da tempo di tornare a vivere al termine degli studi in medicina del padre in Italia. In Israele i genitori avevano acquistato una casa e cercato scuola per il bambino. Ma in realtà il piccolo era stato iscritto dai genitori stessi all’istituto Canossiane di Pavia dove dopo aver frequentato la materna avrebbe dovuto proseguire con la primaria se il nonno non lo avesse portato a Tel Aviv nell’ultimo weekend di vacanza.