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Dalla corruzione allo stalking “dei carabinieri” sull’ex fidanzata di Pappalardo: chiesti 8 anni di carcere per Antonio Scoppetta

Il processo dell’inchiesta Clean 2: chiesta condanna per Antonio Scoppetta. L’imprenditore Boiocchi ammesso alla messa alla prova. Sentenza attesa domani

Maurizio Pappalardo e Antonio Scoppetta

Maurizio Pappalardo e Antonio Scoppetta

Pavia –  Otto anni di reclusione. È la pena richiesta oggi dai pubblici ministeri del tribunale di Pavia per Antonio Scoppetta, carabiniere del nucleo forestale accusato di corruzione e stalking nell’ambito dell’inchiesta Clean 2. Il processo, celebrato con rito abbreviato, si è concluso oggi martedì 22 luglio con le richieste della Procura e la sentenza è attesa per domani.

Scoppetta, all’epoca dei fatti in servizio presso l’aliquota carabinieri della Procura di Pavia, secondo l’accusa avrebbe ricevuto denaro, prenotazioni alberghiere e altri favori da Maurizio Pappalardo, ufficiale dell’Arma in congedo. In cambio, il militare avrebbe fornito informazioni riservate sui procedimenti in corso e redatto atti in modo compiacente.

La vicenda si è complicata quando è emerso il coinvolgimento dell’ex fidanzata di Pappalardo. I due militari avrebbero orchestrato una campagna di stalking contro la donna, arrivando a coinvolgere altri carabinieri per controllarla. Scoppetta avrebbe persino indirizzato un’attività investigativa per danneggiare l’ex compagna di Pappalardo.

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Diverso il destino di Carlo Boiocchi, imprenditore edile coimputato con l’accusa di induzione a dare e promettere utilità. Il giudice ha accolto la richiesta di "messa alla prova" per un mese, che prevede un percorso di riabilitazione attraverso lavori di pubblica utilità. Se completato con successo, il programma porterà all’estinzione del reato.

L’inchiesta Clean 2 ha portato alla luce una presunta rete di scambi illeciti tra rappresentanti delle forze dell’ordine e imprenditori della provincia pavese. Un secondo processo, già avviato con rito ordinario, riprenderà in settembre e vede coinvolti lo stesso Pappalardo e Daniele Ziri, carabiniere dell’Ispettorato del lavoro.

Nel corso delle indagini è emerso un particolare significativo: Boiocchi aveva venduto a Scoppetta una villa di San Genesio a metà del valore di mercato. La proprietà, stimata 600mila euro, era stata ceduta per 300mila euro. Secondo l’accusa, questo “sconto” avrebbe garantito all’imprenditore una forma di protezione in caso di controlli nei suoi cantieri.

Il caso ha rivelato come la corruzione si sia intrecciata con episodi di stalking, trasformando l’apparato investigativo in uno strumento di persecuzione personale. I pubblici ministeri hanno ricostruito come Scoppetta e Pappalardo abbiano utilizzato la loro posizione istituzionale per fini privati, coinvolgendo persino altri militari nelle loro attività illecite.

L’inchiesta Clean 2 rappresenta uno dei capitoli più rilevanti della cronaca giudiziaria pavese degli ultimi anni, mostrando come la corruzione possa degenerare in forme di abuso ancora più gravi. La sentenza di domani dirà se le accuse della Procura troveranno conferma nel verdetto del giudice.