ANDREA GIANNI
Cronaca

Il mistero della Cattolica, Simonetta Ferrero da 54 anni senza giustizia: “La scienza ora può dare risposte”

A terra con quaranta coltellate nel bagno dell’università dove si era laureata ed era entrata per combinazione. L’ex giudice Salvini: grandi novità tecniche, Garlasco insegna. Ma dell’impronta del killer resta solo una foto

Simonetta Ferrero laureata alla Cattolica e funzionaria alla Montedison era entrata nel suo ex ateneo quasi per caso la mattina del 24 luglio 1971 in cerca di un bagno Fu massacrata nelle toilette del piano rialzato con 24 fendenti da un assassino che non è mai stato identificato

Simonetta Ferrero laureata alla Cattolica e funzionaria alla Montedison era entrata nel suo ex ateneo quasi per caso la mattina del 24 luglio 1971 in cerca di un bagno Fu massacrata nelle toilette del piano rialzato con 24 fendenti da un assassino che non è mai stato identificato

Milano – L’assassino, prima di dileguarsi, ha lasciato sulla porta del bagno della Cattolica l’impronta della sua mano, di cui resta solo una foto scattata all’epoca dagli investigatori. Altri reperti potrebbero essere ancora conservati, e fornire la chiave per risolvere un delitto rimasto per 54 anni senza un colpevole. Il 24 luglio 1971, attorno alle 11.30, la giovane funzionaria della Montedison Simonetta Ferrero fu massacrata con una quarantina di coltellate in una toilette femminile dell’ateneo dove si era laureata. Aveva fatto una tappa imprevista lì, per un suo bisogno fisiologico, mentre si trovava nella zona per alcune commissioni, prima di partire per una vacanza in Corsica con la famiglia. Simonetta aveva 26 anni, era cresciuta a Milano. Una ragazza con un buon lavoro, che frequentava la parrocchia e faceva volontariato, senza zone d’ombra nella sua vita: un profilo simile a quello di Lidia Macchi, la studentessa di Varese ammazzata con 29 coltellate nel 1987.

Anche per questo il delitto ha colpito una Milano che si affacciava sugli Anni di piombo, in un’università dove si era formato uno dei leader del movimento giovanile del Sessantotto, Mario Capanna. Un’indagine condizionata dalla tardiva scoperta del cadavere, il 26 luglio 1971, e anche da iniziali superficialità. Le piste, dal maniaco sessuale che potrebbe aver pedinato Simonetta al frequentatore della Cattolica fino al serial killer, non hanno portato da nessuna parte. La 25enne non è stata uccisa per rapina, e neanche in un tentativo di violenza sessuale. Sul lavoro non aveva contrasti, così come non sono emerse ombre fra le sue frequentazioni. Il movente è rimasto un mistero. Resta il ricordo dei familiari ancora in vita, e una speranza che potrebbe essere riposta nella scienza anche a distanza di 54 anni.

“Credo che con i reperti ancora disponibili, purtroppo anche nei casi di delitti insoluti molti vanno dispersi, e con le tecniche più avanzate di oggi sia possibile e forse doveroso nei confronti della famiglia di Simonetta cercare di approfondire cosa è accaduto quella lontana mattina del 24 luglio 1971”, spiega l’ex magistrato Guido Salvini, che ha trascorso la maggior parte della sua vita professionale a Milano occupandosi in passato anche di un cold case su cui sono state da poco riaperte le indagini, il duplice omicidio di Fausto e Iaio. “Simonetta merita anche una targa nella sua università – sottolinea – là dove è stata uccisa. È un delitto che per il luogo dove è avvenuto e la sua brutalità ha colpito enormemente la città, ed è impresso ancora oggi nella memoria di molti”. Un appello a non lasciar cadere il caso nell’oblio. Il primo passo potrebbe essere una ricognizione di eventuali reperti rimasti, e del loro stato di conservazione, che potrebbero aggiungersi a quell’impronta della mano: una foto che ricorda quella finita di recente sotto i riflettori nelle nuove indagini sul delitto di Garlasco.

Salvini e il criminologo Alberto Miatello, tra l’altro, avevano proposto una legge sulla conservazione obbligatoria dei reperti relativi a stragi e omicidi. Miatello ha dedicato un corposo studio al delitto della Cattolica, con una analisi inedita della scena del crimine. Quattro muratori stavano effettuando lavori al piano inferiore rispetto al bagno, erano presenti quella mattina e hanno riferito di non aver sentito nulla, anche perché era in azione il martello pneumatico. Uno di loro è coinvolto nell’omicidio? Le indagini dell’epoca lo avevnoa escluso, anche se su questo fronte secondo Miatello potrebbero concentrarsi nuovi approfondimenti. Per ora il killer è rimasto un fantasma e, essendo trascorso oltre mezzo secolo, potrebbe essere morto. Un uomo rimasto nell’ombra, che ha colpito con una furia cieca mentre Simonetta provava a difendersi e a chiamare disperatamente aiuto. Poi è uscito dal bagno, il cadavere a terra tra schizzi di sangue, lasciando l’impronta della sua mano.