
Lo sciopero di due ore con presidio davanti ai cancelli della St proclamato dalle diverse sigle sindacali
L’incertezza aleggia sulla cittadella del chip e i sindacati scioperano. Ieri e lunedì due ore ai tornelli per Fim, Fiom, Fismic, Uilm e Usb. In gioco il futuro di centinaia di ingegneri, tecnici, ricercatori, operai specializzati di St, il gruppo di semiconduttori con quartier generale ad Agrate Brianza. E qui i dipendenti sono 5mila.
"L’adesione massiccia conferma la determinazione dei lavoratori a capire cosa sarà del loro futuro – spiegano i metalmeccanici –. Servono garanzie sulle prospettive industriali e sulla tutela dell’occupazione per tutti gli stabilimenti del gruppo".
L’invito è al governo dal quale le sigle aspettano una convocazione da dicembre. Da quando cioè l’aria nei reparti si è fatta pesante "fra conti in picchiata, una gestione sulla quale quale occorre fare chiarezza e il trasferimento tecnologico alla Cina e al Sud-Est asiatico". Questa iniziativa "è il primo passo – chiariscono i dipendenti – ci aspettiamo risposte adeguate dai manager e dalle istituzioni, ricordando sempre il ruolo di azionista di riferimento del ministero dell’Economia". All’orizzonte "si profila la cassa integrazione per 2.500 addetti a Catania, mentre sono cominciati colloqui individuali con persone da ‘accompagnare’ all’uscita senza alcun nostro coinvolgimento – sottolinea Enrico Vacca, segretario della Fim-Cisl Brianza Lecco Monza –. Ci arrivano notizie di misure analoghe Oltralpe. È inaccettabile". "Chiediamo tutele sul polo brianzolo e su tutte le altre fabbriche italiane – ribadisce Pietro Occhiuto, alla guida della Fiom provinciale – e possiamo averle solo a Roma".
Il tavolo con l’esecutivo servirà a discutere di possibili tagli e prospettive. E del futuro dei siti a partire dalla Brianza. I metalmeccanici vogliono capire se sarà fatto di investimenti o di progressiva asfissia a favore della Cina e della Francia.
"L’annuncio di riduzioni dei costi, insieme alla necessità di migliorare efficienza e competitività, solleva interrogativi cruciali sul destino delle nostre sedi produttive – ancora Occhiuto – per questo è urgente capire lo scenario nel quale ci stiamo muovendo". Fra il personale aumenta la preoccupazione. "Qui è a rischio il posto di centinaia di persone – conclude Giovanni Apollonio, delegato Fim, ai cancelli – chiediamo al governo di guardare dentro St".