Vimercate, il direttore generale: "Chiusa l’area Covid 3, ma non è finita"

Nunzio Del Sorbo:: "Dai tamponi drive-in e check point temperatura in 30 sedi territoriali"

Nunzio Del Sorbo , direttore generale Asst di Vimercate

Nunzio Del Sorbo , direttore generale Asst di Vimercate

Vimercate (Monza e Brianza), 25 aprile 2020 -  Varcando la porta scorrevole si ha l’illusione che non sia successo nulla. Ma non è vero. "Niente sarà più come prima" per Nunzio Del Sorbo, direttore generale dell’Asst di Vimercate. Lo spartiacque è il coronavirus. I suoi ospedali hanno cambiato pelle. In città, la trincea conta 870 malati di polmonite e 215 morti dall’inizio dell’epidemia, 92 contagiati fra medici e infermieri, ma i loro numero sale a 150 se si allarga la visuale al resto dell’azienda. In via Cosma e Damiano, all’uscita della Tangenziale, la facciata spenta per lutto torna a illuminarsi di bianco, rosso e verde. Nel tricolore, una scritta dedicata al dottor Ros, "Ciao Oscar". L’igienista, nella task-force contro il mostro, morto sul campo.

Ieri, per la prima volta dall’inizio della crisi sanitaria sono diminuiti i posti in Rianimazione. Da 22 a 14, ma restano sempre il doppio del normale. "Un trend che segue l’andamento della curva. Il picco per noi è arrivato a metà marzo, con 60 nuovi malati al giorno in pronto soccorso. Più una ventina a Carate. Un’onda d’urto che ci ha imposto una metamorfosi rapida. Ci siamo trasformati in ospedali da campo, di fatto, con la totalità dei pazienti ricoverati aggredita dal virus. Sono stati giorni difficili, di grandissimo impegno per tutti. Adesso, arriva la prima luce in fondo al tunnel. E’ stata chiusa Covid 3, un’area intensiva in cui in queste settimane sono passate 65 persone gravi, per il 70% maschi, sopra i 60. Oggi, in tutti i reparti i positivi sono 135, e solo in 11 sono arrivati sotto i tendoni dell’urgenza con i sintomi".

I numeri calano, la Fase 2 vi preoccupa? "Moltissimo. Sarà un momento altrettanto delicato. Forse, per certi versi, di più. Il pericolo è che troppi si illudano che sia tutto finito e invece è essenziale non mollare la presa. Non abbiamo vinto la guerra, non dimentichiamocelo. Per questo bisogna avere pazienza e attenersi scrupolosamente alle indicazioni del governo e della Regione. Stare in casa è l’unica vera cura che abbiamo per ora, in attesa di quella che ci permetterà di svoltare".

Cosa ha fatto la differenza nel momento peggiore? "Il personale. Mi sono ritrovato davanti a una abnegazione e a un’umanità che non avrei mai immaginato di vedere messe alla prova in questo modo. La risposta mi ha lasciato senza parole. Nessuno escluso: medici, infermieri, tecnici, amministrativi, Oss. Tutti e non lo dico per bon ton sono importanti".

Ha temuto di non farcela? "Nei momenti di paura mi sono aggrappato alle persone eccezionali che ho intorno, dentro e fuori l’ospedale. Compresi gli sconosciuti autori degli striscioni comparsi all’ingresso. Mi hanno scaldato il cuore. Come i malati, abbiamo fatto di tutto per non lasciarli soli. Li abbiamo tenuti per mano cercando di strapparli a questo terribile nemico. Ogni persona persa è stato un colpo durissimo".

Un’esperienza che lascia il segno. "Nel bene e nel male. I lutti sono l’aspetto con il quale nessuno addetto ai lavori vorrebbe mai confrontarsi. Ma la tenacia e la generosità che ogni giorno respiro fra queste mura mi fanno sentire più legato di prima agli uomini e alle donne che vi operano. Il mio ringraziamento non compenserà mai l’impegno che ci mettono. E’ senza condizioni. Molti hanno l’età critica, più di 60, ma non hanno pensato neanche un attimo di tirarsi indietro. Ne sono profondamente orgoglioso".

Ci sono state anche polemiche. Ad esempio sulle protezioni. "Il confronto è stato acceso, abbiamo fatto i salti mortali per non farle mai mancare, anche contattando direttamente i fornitori. Non ci siamo fermati alle mascherine, da giorni facciamo i tamponi "drive in" all’ingresso, senza scendere dall’auto, e abbiamo aperto check-point per misurare la temperatura non solo nei quattro ospedali aziendali - Vimercate, Carate, Seregno e Giussano - ma in tutte le oltre 30 sedi territoriali".

Per l’Azienda è scattata una vera e propria gara di solidarietà. Avete raccolto quasi 550mila euro senza contare le donazioni di attrezzature, dalle valvole a macchinari. Una corsa che ha coinvolto famiglie, imprese, associazioni. "E’ commovente. A tutti dobbiamo dire grazie per l’attaccamento mostrato all’ospedale, punto di riferimento per la comunità. Di fronte ai Volontari di Pronto soccorso Avps e alla Protezione civile, però, ci inchiniamo. Sono sempre al nostro fianco ma dal 21 febbraio hanno fatto miracoli. L’affetto che il virus ha portato a galla è riassunto in modo esemplare nella lettera che mi ha scritto un’infermiera che non è in prima linea, ma che mi raccomandava i colleghi che invece lo sono con parole così delicate che mi hanno scavato dentro".

Direttore, è diventato nonno l’8 aprile, ma non ha potuto abbracciare il suo nipotino. "Una gioia e un dolore immensi. Come tutti anch’io seguo le regole. Ho visto Filippo solo via video. Chissà quando potrò prenderlo in braccio".