BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Vimercate, la protesta dei vicini contro il centro profughi nell’ex supermercato: “Abbiamo paura”

Il tranquillo quartiere residenziale fatto di case vecchie e nuove costruzioni non si dà pace. “È un problema di sicurezza nostra e di dignità loro: vivranno in una tendopoli al chiuso”

La protesta dei cittadini di Vimercate che abitano vicino all'ex Esselunga

La protesta dei cittadini di Vimercate che abitano vicino all'ex Esselunga

La tragedia dei profughi alla ricerca di una vita degna di questo nome e i timori degli abitanti che chiedono sicurezza e tranquillità. In mezzo, le istituzioni che devono disinnescare il potenziale conflitto che si annida fra diritti e pregiudizi. Una patata bollente finita nelle mani del sindaco di Vimercate Francesco Cereda e della giunta di centrosinistra, dopo l’ipotesi formulata dalla Prefettura di Monza di aprire un centro di accoglienza per migranti di passaggio all’ex Esselunga in via Toti.

Il supermercato incastonato fra case vecchie e nuove, proprio di fronte all’edificio dismesso dal 2018 c’è un cantiere con 17 abitazioni eleganti in costruzione. Zona defilata, ma non troppo. Abbastanza da provocare la reazione delle famiglie che ci vivono da sempre, o che sono in procinto di trasferirsi qui. Una convivenza che darebbe da pensare a chiunque, fuori da ogni ipocrisia. "La notizia ci ha lasciati spiazzati", scrive al sindaco il Comitato nato pochi giorni fa per portare avanti le ragioni del rione e che ha già raccolto 650 firme contro l’idea del centro. Meglio, "contro il centro in questo modo", spiega Monica Serino, 52 anni, dirigente, che coordina l’attività della gente.

“Qui ci sono da tutelare due interessi: i nostri, ma anche quelli di chi arriva. Parlano di allestire una tendopoli interna e di integrare i bagni insufficienti con toilette chimiche nel piazzale. Figuriamoci cosa succederebbe d’estate con i picchi di calore degli ultimi tempi". Per Matteo Galbiati, 27 anni, consulente, "il problema è la sicurezza. Vivremo qui a cantiere finito, ma queste non mi sembrano più le condizioni ideali per costruire una famiglia. Ma non lo sono neppure per gli stranieri che si ritroveranno in una struttura senza finestre. Come vogliono far vivere le persone?".

Ansia e notti in bianco sono la regola da giorni per tutti da queste parti. "Abito qui da 35 anni – dice Renato Albino Garancini, 76 anni, pensionato – l’abbiamo scelto perché era un posto tranquillo. Ora temo che ci ritroveremo con qualcuno in giardino. Chi ci proteggerà? La mia villetta confina proprio con il parcheggio".

"Bisogna accogliere nel modo giusto – aggiunge Elena Marzana, 44 anni, impiegata – qui non siamo di fronte a una scuola, o un’ex caserma, ma a una scatola open-space sicuramente non adatta alla permanenza di chi arriva già con tanti problemi". Non ha più pace neanche Lucia Frosi, 27 anni, ingegnere, anche lei acquirente di un’abitazione in costruzione "a sei passi dall’hub". "Ci abbiamo messo tutti i nostri risparmi, abbiamo scelto il posto perché la zona è in riqualificazione e ci ritroviamo a lottare per la nostra serenità ancora prima di aver traslocato".

Che le condizioni in via Toti siano lontane anni luce da quelle annunciate dalla premier Giorgia Meloni per i centri di smistamento viene sottolineato da Cinzia Nebel, consigliera di Vimercate e Buon Senso, in minoranza: "Bassissima densità abitativa e facilmente sorvegliabili, l’esatto contrario di qui". "Soluzione inadeguata" anche per Patrizia Teoldi, di Cittadini in Movimento, all’opposizione.