
Villa Zari, la storia da abitare. L’eredità della dinasty del legno. Un “museo“ senza tempo che incanta scenografi e turisti
Da fuori, cinta da mura e immersa in un vasto giardino, si cela allo sguardo di chi passeggia per strada. Eppure entrando in Villa Zari, incastonata in un angolo del centro storico di Bovisio Masciago, si ha la sensazione che il tempo si sia fermato. Tre secoli di storia, dove tutto è rimasto come allora: tutte le stanze, dalla sala da pranzo al salotto, dalle camere da letto alla cucina, sono così come la famiglia Zari le ha lasciate. Le prime notizie sulla Villa risalgono al 1722, data in cui è segnalata nel Catasto Teresiano. Di proprietà di varie personalità di spicco della zona, da Cristoforo Lurani a Renato Borromeo, è passata nel 1868 nelle mani della famiglia Zari. Nel 1867, infatti, l’ingegner Fermo Zari aveva fondato a Bovisio Masciago una ditta di lavorazione del legno, in tutte le sue forme, dagli strumenti musicali agli aerei, che si era ingrandita in breve tempo. Lì agli inizi del Novecento lavoravano circa mille dipendenti: da qui la necessità per la famiglia di stabilirsi in paese. Da allora la Villa è rimasta di proprietà degli Zari, che l’hanno abitata di generazione in generazione.
A raccontarne la storia è Pier Carlo Lincio (nella foto), unico erede della famiglia, che ripercorre le epoche attraverso un complesso albero genealogico ancora appeso alle pareti di casa: "L’ultima donna con cognome Zari, Carla Zari, si era sposata con l’avvocato Cesare Borroni, fratello di mio nonno Arturo, entrambi avvocati e residenti in provincia di Novara. Dal matrimonio era nata un’unica figlia, Claudia Borroni che a sua volta si era sposata con Angelo Ferrari, ultimo residente della dimora, mancato a settembre del 2008. Non avevano avuto figli. Claudia aveva espresso il desiderio di lasciare la proprietà a mia madre, sua prima cugina. Il marito Angelo, rimasto vedovo, riprese questo desiderio che divenne la sua volontà". Pier Carlo Lincio conosceva la villa fin dall’infanzia "ma – racconta – era più facile incontrarsi a metà strada, nella casa di Solcio di Lesa, sul Lago Maggiore. Quando ho ereditato la villa ho deciso di lasciare tutto come allora. L’istinto di conservazione è quello di pensare di mantenere tutto come se fosse eterno, ma che necessita di forme di reddito per essere mantenuto tale".
Un patrimonio storico di inestimabile valore, dove è rimasto persino il pavimento, un brevetto Zari, un tappeto avvolgibile in legno, il cui grande pregio era l’adattabilità ai diversi ambienti e la libertà lasciata alle scelte decorative, ancora oggi posato e ammirato dai visitatori, che apprezzano l’eredità artigiana e respirano il profumo del legno, indiscusso sovrano della dimora, che tra soffitti, pavimenti e arredi mette in luce varietà di usi e fantasia di lavorazioni. Come la scala in noce autoportante, che si sviluppa sinuosa per i tre livelli della dimora e collega con il vestibolo, alla cui scrivania Fermo Zari gestiva gli affari della ditta, o la sala da pranzo, in cui domina il grande tavolo, sormontato da un imponente lampadario elettrico in ferro. Nell’ampio salotto la famiglia trascorreva le sue serate accompagnate dal crepitio del fuoco nel camino.
Altrimenti, poteva spostarsi nella sala della musica, dove ascoltava pezzi di musica classica suonati al pianoforte o all’harmonium, strumento dal gusto ricercato. La villa è meta di registi e scenografi che ambientano i loro set cinematografici, come l’ultimo, quello dello spot televisivo natalizio dei Baci Perugina, o quello per ripercorrere, attraverso la memoria a lungo termine, scorci di vita per un documentario sulla malattia di Alzheimer. "Oggi l’idea è di sistemare il lato est e il lato ovest per soggiorni brevi di ospitalità. L’obiettivo è quello di rendere compatibile la conservazione con la possibilità di avere redditi con un impiego ragionato dei vani, in parte redditizio, in parte abitato in determinate occasioni. Anche se la vera difficoltà è trovare artigiani restauratori che possano garantire continuità e mantenere dimore di grande successo del tessuto storico italiano per portare avanti il turismo delle origini".