MARCO GALVANI
Cronaca

Villa Reale di Monza, Navarra lascia una porta aperta

Dopo lo schiaffo "per svegliare il consorzio" il privato spiega le condizioni per tornare a collaborare, a partire dal progetto Carbonara

Attilio Navarra, legale rappresentante della società Nuova Villa Reale Monza

Monza, 10 luglio 2020 -  C’era una volta il masterplan Carbonara. In quasi 400 tavole architetti, esperti di restauri e paesaggisti avevano disegnato la rinascita della Villa Reale sviluppando un intero sistema artistico e culturale omogeneo e non spezzettato.

C’era una volta, ma "oggi non ne parla più nessuno". Attilio Navarra, legale rappresentante della società Nuova Villa Reale Monza (costituita dal raggruppamento di imprese che aveva vinto il concorso internazionale per il recupero e la valorizzazione della Villa e dei giardini reali assicurandosi anche la gestione ventennale del corpo centrale della reggia restaurato nel 2014), additato come "concessionario arrogante barricato nella sua porzione di reggia", mette i puntini sui motivi che lo hanno portato allo strappo. Nel dicembre scorso ha inviato al Consorzio Parco un atto di recesso dal contratto di concessione con tanto di richiesta di 8 milioni e 307mila euro tra penali, recupero dell’investimento e copertura dei costi "che si stima da sostenere in conseguenza dello scioglimento anticipato". Lo ha fatto "per provocare una reazione dopo 3 anni di parole e nessun fatto".

È dal 31 gennaio del 2017 che formalmente Navarra ha chiesto la revisione del piano economico-finanziario della concessione alla luce dei bilanci costantemente in perdita (quasi un milione e mezzo di euro all’anno). Alla base di tutto c’è, sostanzialmente, la mancata realizzazione del progetto di riqualificazione delle altre ali della Villa Reale oltre il primo lotto che ha riguardato il corpo centrale, ovvero quanto previsto dal progetto Carbonara che "era allegato al bando internazionale che poi abbiamo vinto". Tanto che "noi ci siamo candidati proprio perché c’era quella prospettiva, altrimenti non avremmo mai risposto al bando.

Oggi per il masterplan è stato cestinato", lamenta Navarra. Tra l’altro "Regione Lombardia ha previsto 55 milioni di investimenti sulla Villa e il Parco, con i primi 23 milioni già disponibili – continua -. Eppure sono stati utilizzati in minima parte. Ma possibile che non sia venuto in mente a nessuno di utilizzare quei 23 milioni per portare avanti il progetto Carbonara?". Senza contare le questioni "minori, ma non di importanza": "Due grandi imprenditori della ristorazione sono scappati perché i clienti dopo aver preso un caffè trovavano sulle proprie auto multe salate. Ecco perché è fondamentale avere un parcheggio".

E poi, "possibile che non siamo mai riusciti a organizzare una mostra insieme con il Consorzio? A settembre sono 5 anni di convivenza, ma non c’è stato neanche un evento proposto insieme". Quando invece "noi, dopo aver investito sulla reggia 10 milioni di euro, fino a quando è scoppiata l’emergenza Covid, abbiamo continuato a portare avanti iniziative di valorizzazione", a cominciare dalla mostra Royal Dalì, inaugurata il 7 dicembre e in calendario fino a dicembre 2021, e dall’arrivo nelle cucine della reggia della famiglia Cerea, tre stelle Michelin con il ristorante “Da Vittorio“ di Brusaporto, in provincia di Bergamo. Ed è proprio il bistrot l’unica parte riaperta dopo il lockdown.

Le mostre sono chiuse finché non si chiariscono i rapporti con il Consorzio: "Abbiamo una ventina di persone in cassa integrazione e questo credo sia un problema anche sociale – l’amarezza di Navarra -. Se la situazione non si sblocca queste persone rischiano il posto. Interessa soltanto a me?". Per questo "auspico che il tavolo tecnico che un mese fa ha finito il lavoro di valutazione del nostro atto di recesso comunichi quanto prima una decisione definitiva. E se mandano via noi, i problemi comunque restano".