
Marco Moltrasio
Monza - Il braccio ’arricciato’ dei lampioni in realtà è il rullo dell’imbianchino. Le colonnine delle balaustre, invece, altro non sono che le gambe degli scheletri del set dei pirati. "Il segreto sta nel saper scovare il pezzo standard e dargli una nuova funzione in un nuovo contesto". Al resto ci pensano intuito e creatività. Perché "con i mattoncini a disposizione puoi fare quasi tutto". Marco Montrasio ci sta costruendo mezza Monza. I suoi luoghi simbolo. L’Arengario, la facciata del Duomo, il palazzo rosa pastello all’angolo tra via Vittorio Emanuele e via Carlo Alberto, quello del bar Moderno. E ora la Villa Reale. La sfida più impegnativa. E costosa.

Quattro anni di lavoro sempre rispettando le tre regole base del costruttore di Lego: "Vietato incollare i mattoncini, colorarli o tagliarli". Senza scatole già pronte. "Sono partito da alcune piantine della reggia recuperate su internet, ho fatto diversi sopralluoghi per fotografare tutti i dettagli e avere anche immagini panoramiche per sapere con esattezza il numero delle finestre, dei gradini, dei lampioni", racconta Montrasio, monzese doc, classe 1958 e rappresentante del gruppo ufficiale di collezionisti Lego ItLug. Poi si è messo al computer: "C’è un software che ti permette di progettare la tua idea e ordinare i pezzi che ti servono per iniziare a costruire, mattoncino dopo mattoncino". Sulla Villa "sapevo che sarei andato incontro a un’opera complessa". Un fronte di 2 metri e una profondità di un metro e ottanta con le due ali: 60mila pezzi, 18 moduli di parete e 13 di tetti poi assemblati in un’opera d’arte unica. Nata da una passione di bambino che col tempo s’è fatta grande fino a diventare un hobby da collezionista. Il gioco che si fa serio. I primi Lego erano semplici, le costruzioni molto più stilizzate.

A ogni Natale e compleanno Marco riceveva una scatola di mattoncini. Fino a quella che lui stesso chiama ’l’età oscura’, "quando ti dimentichi dei Lego perché inizi a uscire con la fidanzatina e gli amici". La nascita del figlio, però, rimescola ancora le carte. E si riaccende l’interesse, ma "con la voglia di costruire qualcosa di tuo". Montrasio si allena completando praticamente tutti i set ufficiali: auto, camion e gru della serie Technic, palazzi, hotel e torri. Finché decide di ’mettersi in proprio’ per realizzare i simboli del salotto di Monza: per la facciata del Duomo con il suo campanile ha incastrato 3.300 pezzi, altri 4.800 mattoncini, invece, sono serviti per l’Arengario e la fontana con la Sirenetta. E la prossima sfida? "Per adesso mi fermo. O meglio, vorrei chiudere la Villa realizzando la cancellata e la fontana". Poi, si vedrà. Certo che adesso, ormai in pensione, Montrasio non smetterà di incastrare, uno dopo l’altro, i propri sogni.