Vale e Maxi, insieme nell’ultimo saluto

Oggi il rientro dei corpi degli scialpinisti lecchesi travolti in Svizzera. Le famiglie valutano un unico funerale

Vale e Maxi, insieme nell’ultimo saluto

Vale e Maxi, insieme nell’ultimo saluto

Uniti dalla stessa città, dallo stesso amore per la montagna, dalla stessa morte. Uniti nell’estremo saluto. Verranno celebrati venerdì alle 15,30 a Lecco, nella basilica di San Nicolò, insieme i funerali di Vale e Maxi, Valentino Alquà, 49 anni, e Massimo Ratti, che di anni ne aveva 36, i due scialpinisti lecchesi che domenica mattina hanno perso la vita sul Pigne d’Arolla, montagna di quasi 3.800 metri nel Cantone Vallese, travolti una valanga che li ha sepolti vivi e trascinati giù per 800 metri.

Vale e Maxi potrebbero tornare a casa oggi. Salvo problemi burocratici, si spera che il rimpatrio dei loro feretri avvenga in giornata. I genitori li hanno riconosciuti formalmente già poche ore dopo la sciagura. Ora si attende solo l’autorizzazione da parte dei magistrati della Procura della Repubblica cantonale per poter sbloccare il rientro. "Nonostante lunedì in Svizzera fosse una festività nazionale e nonostante le difficoltà a comunicare dovute alla lingua, siamo stati agevolati in ogni modo per sbrigare il prima possibile le pratiche", spiega Marco Anemoli, delegato della XIX Delegazione Lariana del Soccorso alpino lombardo, di cui Vale era segretario amministrativo. Lui e Luca Vitali, presidente del Soccorso alpino regionale, hanno accompagnato personalmente i familiari di Valentino in Svizzera per sostenerli e aiutarli nelle necessarie procedure legali. Hanno avuto modo di visionare in prima personale le foto scattate sul luogo della sciagura. Dalle immagini sono emerse degli elementi per capire la dinamica di quanto accaduto.

"È stata una fatalità – assicura Marco Anemoli –. Sono stati investiti da un importante distacco di neve. Erano entrambi alpinisti e scialpinisti esperti, sapevano valutare il rischio".

Il superstite che era con loro ha riferito che i due lecchesi procedevano a piccoli tratti apposta per minimizzare il pericolo di eventuali slavine. Stavano adottando la massima prudenza per limitare il rischio che, tuttavia, non si può eliminare quando si procede in montagna. Per lo stesso motivo si erano messi in marcia molto presto, prima dell’alba, quando la temperatura è molto bassa e le possibilità di distaccamenti scendono. Lo stesso giorno sulla parete nord del Breithorn, un 4mila del massiccio del Rosa, sempre nel Vallese, è morto anche un alpinista svizzero di 26 anni precipitato per 30 metri. Di nuovo domenica, sotto una valanga, ma nei Grigioni, ha perso la vita pure Alessandro Stucovitz, 38 anni, di Milano, tra i più forti ripidisti estremi.

Daniele De Salvo