
di Barbara Calderola
Dieci anni fa era stato aperto per dare un’opportunità alle vittime della crisi economica. Per decine di famiglie è stato un ancora di salvezza, adesso il Fondo di Solidarietà di Usmate torna per superare la nuova povertà da Covid-19. Uno spettro che fa paura tanto quanto quello sanitario.
Il centro brianzolo gioca d’anticipo e rimette in campo le forze che avevano saputo traghettare la comunità fuori dalle secche della recessione. Comune, parrocchie, Caritas, Centro d’Ascolto, Afol (il Centro per l’impiego), e associazioni, in una parola, "rete", pietra angolare del progetto che ha lo scopo di intercettare i più fragili e di intervenire prima che sprofondino nel baratro. Una squadra vincente in passato, pronta per un’altra sfida enorme. Sullo sfondo il timore concreto che la pandemia infligga una ferita insanabile al tessuto economico da scongiurare a tutti i costi. E i soldi da soli non bastano.
Ecco perché la task-force si darà da fare anche per costruire nuove opportunità di lavoro. Il messaggio è chiaro: "Siamo un pronto soccorso, vicini a chi non ce la fa", spiega il sindaco Lisa Mandelli. È lei a tirare le fila, è lei ad avere messo i primi soldi nel prezioso salvadanaio al quale potranno aggrapparsi in tanti: 6mila euro, più 3mila da ciascuna parrocchia, per un totale di 12 mila.
Un inizio, come durante la recessione, quando si sfiorarono i 200mila euro totali, fra amministrazione che ce ne mise la metà, e Fondo della Diocesi di Milano. Partiranno subito le raccolte, mentre si spera arrivino le donazioni.
"Guardiamo lontano – spiega Greta Redaelli, assessore alla Persona – chi entrerà nel programma dovrà rimettersi in gioco per costruire insieme a noi il proprio futuro".
Potrà bussare qui cassintegrati e disoccupati "e chiunque abbia una significativa riduzione del reddito a causa della crisi sanitaria. Oltre a finanziare la riqualificazione professionale, le risorse serviranno a pagare affitti, muti e spese condominiali. Il sostegno sarà allargato a tutta la famiglia con percorsi di formazione per migliorarne le competenze linguistiche, informatiche o per acquisire titoli e patenti utili a trovare un posto. A beneficiarne saranno tutti i residenti, compresi quelli che hanno già ricevuto una mano in passato, a patto che fra un intervento e l’altro siano trascorsi sei mesi.