Una pacca è un abuso: pizzaiolo a giudizio

A denunciarlo per violenza sessuale una ex dipendente di 20 anni. Sarebbe stata colpita al termine di una lite per motivi di lavoro, ma lui nega

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Il sostituto procuratore Carlo Cinque ha chiesto il rinvio a giudizio

di Dario Crippa

Colpita al gluteo destro con uno schiaffo dal titolare della pizzeria dove lavorava come cassiera. A settembre il processo al Tribunale di Monza, dove ogni giorno arrivano al dibattimento almeno tre casi di presunti abusi sessuali e maltrattamenti in famiglia, tanto che un collegio di giudici praticamente si occupa soltanto di questi reati.

I casi variano da quelli di violenze sessuali di inaudita ferocia a quelli di fattispecie ritenuta dal codice penale meno grave in termini di pena da infliggere, ma ugualmente odiosi per chi li subisce e sempre più spesso le vicende si consumano tra persone di fiducia, in famiglia, al lavoro, tra conoscenti e vedono anche vittime minorenni. Un fenomeno che occupa da un paio di anni le aule della giustizia monzese, anche grazie all’aumento delle denunce delle persone che trovano il coraggio di portare alla luce i presunti abusi.

Come la cassiera ventenne monzese, decisa a non far passare sotto silenzio quanto ritiene di avere subìto.

La giovane sostiene che nel marzo del 2021 il suo datore di lavoro, pizzaiolo 46enne titolare di un locale a Monza, nel mezzo di una discussione nata per motivi lavorativi, l’avrebbe colpita con quello schiaffo, una manata da lei ritenuta un atto di violenza sessuale.

La ventenne si è recata a presentare denuncia ai carabinieri, che hanno fatto partire la segnalazione alla Procura di Monza.

Il pm sul cui tavolo la vicenda è arrivata, il sostituto procuratore Carlo Cinque, ha chiesto il rinvio a giudizio del presunto responsabile.

Secondo l’accusa, l’abuso sessuale si sarebbe consumato proprio all’interno della pizzeria, alla presenza di un altro dipendente che sarà chiamato a testimoniare durante il dibattimento, fissato per il 22 settembre davanti proprio a quel collegio di giudici, tutte donne, ormai loro malgrado ‘specializzate’ in questi reati.

La ex cassiera si è rivolta a un avvocato e ha intenzione di costituirsi parte civile al processo per ottenere un risarcimento dei danni dal pizzaiolo. L’imputato, da parte sua, si proclama innocente e, in accordo col legale monzese che lo difende, ha deciso di chiedere il giudizio immediato, “saltando” l’udienza preliminare per passare direttamente al dibattimento, dove ha chiamato a testimoniare sette persone per dimostrare quanto sostiene, ossia che quell’episodio di cui viene accusato dalla ex dipendente non è mai avvenuto. Per permettere alla ragazza di parlare in aula in piena tranquillità, senza sentirsi gli sguardi dell’imputato addosso, la sua testimonianza avverrà da dietro un apposito paravento che spesso viene utilizzato in questi processi a tutela delle presunte vittime.