
A sinistra la casa circondariale di via Sanquirico A destra Domenico Benemia, presidente regionale Uilpa
Due aggressioni, un agente di polizia penitenziaria mandato all’ospedale, un detenuto sul tetto, un pallone con dentro nascosti due telefoni cellulari spedito dentro le mura da un complice. Tutto nello spazio di una manciata di ore.
Situazione esplosiva alla casa circondariale di Monza. Dove la presenza di 730 detenuti circa, 500 con problemi di tossicodipendenza, costretti a dividersi 411 posti a disposizione, diventa una polveriera pronta a incendiarsi per un nonnulla, specie in un periodo in cui il caldo sta diventando insopportabile.
La giornata di ordinaria follia comincia nella notte fra lunedì e martedì. Sono all’incirca le 3 quando nel campo da calcio piove un pallone sgonfio. Sospetto, a quell’ora.
Un agente di guardia ha il colpo d’occhio per accorgersene e andare subito a vedere. Dentro il pallone bucato ci sono infilati due telefoni cellulari, ovviamente subito sequestrati. Il mattino successivo va in scena il can-can. Si comincia alle 9.30, quando un detenuto si arrampica sul tetto inferocito. Da un mese è ospite del reparto osservazione psichiatrica e dà in ismanie. Vuole parlare con un magistrato e vuole del Voltaren, per non meglio specificati dolori. Si innesca una lunga trattativa, che si chiude dopo circa un’ora con un po’ di anti-dolorifico in cambio della decisione finalmente di scendere e rientrare in cella.
Intanto alle 10 si è consumata un’aggressione. In detenuto, un marocchino, dentro per drpga e aggressioni, non vuole rientrare in cella e si sbaglia contro tre agenti prendendoli a pugni. Uno ha la peggio e finirà in pronto soccorso con prognosi di cinque giorni.
Appena venti minuti più tardi, un’altra aggressione. Questa volta un altro detenuto, sempre un marocchino, pure lui una testa “calda“, si rifiuta di spegnere la sigaretta che sta fumando in un’area comune in cui sarebbe vietato. La reazione contro le guardie è violenta: sputi, insulti, offese e pugni.
"Non si tratta di casi isolati, ma di un fenomeno ormai quotidiano che riguarda l’intero sistema penitenziario lombardo" commenta Domenico Benemia, presidente regionale di Uilpa-polizia penitenziaria, prendendo spunto dagli ultimi episodi, a Monza e prima ancora a Brescia, dove era avvenuta addirittura una rissa. "Le aggressioni al personale continuano a crescere, complici la cronica carenza di organico, l’assenza di strumenti adeguati e la gestione non omogenea dei detenuti con profili comportamentali complessi. Come Uilpa-Polizia Penitenziaria ribadiamo la necessità di misure urgenti: più risorse, più formazione, maggiore attenzione politica e istituzionale. Serve un piano straordinario per tutelare chi, ogni giorno, garantisce la sicurezza dello Stato all’interno delle carceri".