"Una class action contro il Governo"

Una delegazione di imprenditori brianzoli in Regione ha incontrato il presidente Attilio Fontana

di Cristina Bertolini

Poter riaprire i locali fino alle 22, in modo da poter finalmente avere un po’ di ossigeno per il loro fatturato. La sola apertura a pranzo non consente infatti alle attività di ristorazione di sopravvivere. Questa una delle richieste del Comitato “La Brianza non molla” un aggregato di circa 100 imprese brianzole fra palestre, ristoranti, bar, agenzie eventi, discoteche e ambulanti, ricevuti ieri a Palazzo Lombardia dal governatore Attilio Fontana e dall’assessore regionale Guido Guidesi. Per i ristoranti la consegna a domicilio è ancora richiesta, "quindi sarebbe auspicabile - dice Aldo Rotunno, portavoce del gruppo - che coloro che sono supportati dal reddito di cittadinanza, pagato dai contribuenti, potessero essere impiegati da noi ristoratori per le consegne a domicilio".

Fra le altre necessità, quella di non pagare la tassa dei rifiuti e le bollette per i mesi in cui i locali sono rimasti chiusi. I ristori, come spiega Rotunno, ammontano al massimo a 5mila euro, mentre solo le bollette per un ristorante superano i 2.700 euro al mese. "Rispetto ai 25mila euro del decreto liquidità, non essendo a fondo perduto, si tratta di un indebitamento che uccide le nostre aziende - dice Rotunno - l’emergenza Covid sul fronte economico è stata gestita malissimo. Per questo stiamo pensando a una “class action” per chiedere i danni al Governo contro la mala gestione. Lo stillicidio di aperture e chiusure ci ha riempito di debiti, togliendoci il pane di bocca. Quasi meglio per le palestre rimaste sempre chiuse" L’incontro con i vertici regionali è stato cordiale e costruttivo, come dice consigliere regionale Alessandro Corbetta (Lega) e il Presidente della IV Commissione Attività Produttive Gianmarco Senna (intervenuti a margine dell’incontro); gli imprenditori hanno potuto raccontare le proprie difficoltà ed esprimere proposte per la ripartenza. Il problema sollevato è il continuo rimpallo tra autorità regionali e nazionali. Altre proposte riguardano la possibilità di detassazione sui contratti del personale, una sospensione o diminuzione delle imposte comunali, oltre allo sblocco di alcuni fondi nazionali. Si è discusso inoltre della riproposizione di bandi regionali per l’adeguamento dei locali alle misure di sicurezza Covid, nonché dei ristori per le spese fisse sostenute anche durante la chiusura forzata, come le utenze o gli affitti.

In campo anche la preoccupazione per i dipendenti, causata dai ritardi nell’erogazione della cassa integrazione. "Paradossalmente - dice Rotunno - diventa difficile anche trovare il personale. I nostri dipendenti chiedono di essere licenziati perché con i sussidi Anaspi e disoccupazione percepiscono di più (800-900 euro) di quanto possiamo offrire noi (500-600 euro) con contratti part time per ripartire".