
"Non riesco a capire, vivo in un garage al freddo, sono malato, invalido al 100%, dovrei essere in prima fila nelle graduatorie e invece mai niente...". Da un lato la disperazione di Savas, 68enne di origine turca, ma da una vita in Italia, che dopo la separazione dalla moglie vive in un box nel centro di Desio. Accanto, la preoccupazione di chi gli sta vicino: "Con la sua malattia e il freddo in arrivo rischia di morire – dice Micol Cappello, la consulente sociale dell’associazione che lo sta seguendo, cercando una soluzione –, non capisco come il Comune non possa trovare un alloggio dignitoso per lui". Dall’altro lato, però, regole, norme, cavilli, dai quali è quanto mai difficile districarsi. E che per ora lo hanno sempre tenuto fuori dai giochi. E lontano da un tetto sicuro.
"Conosciamo la situazione e facciamo il possibile, ma ci sono norme e graduatorie da rispettare", è la posizione del Comune, che non sembra dare al momento grandi spiragli. "Per evidenti e giuste esigenze legate alla privacy del signor Savas – dice l’assessore alle politiche sociali Fabio Sclapari – posso solo rispondere che l’amministrazione comunale mette a bando gli alloggi dei Servizi Abitativi Pubblici proprio per dare soluzione ai problemi alloggiativi. Il signor Savas, come lui stesso riporta, ha sempre partecipato a questi bandi. Ciò è stato possibile anche grazie alle informazioni ricevute dal Servizio sociale che conosce bene la sua posizione e la monitora attraverso periodici incontri. I criteri di assegnazione sono oggettivi e predeterminati da Regione Lombardia, nonché esplicitati nell’avviso". E quelli non lo vedono premiato. "È evidente che, ad oggi, il signor Savas ha sempre ottenuto punteggi inferiori rispetto ad altri cittadini a cui sono state assegnate tali abitazioni – prosegue l’assessore –. Da altro punto di vista, invece, qualora si modificassero le sue condizioni e risultasse avere i requisiti per accedere al sistema di contrasto delle emergenze abitative tramite l’inserimento temporaneo in alloggi in coabitazione o in strutture ricettive, il Servizio sociale si attiverà in tal senso".
Il problema starebbe nel fatto che risulta ancora residente con la ex moglie, dalla quale è separato, e che vive nella casa sopra il garage. Per questo, in questi giorni l’uomo sta di nuovo cercando assistenza all’ufficio anagrafe "per provare a chiedere la residenza come senza fissa dimora", dice. "Ma dal Comune non c’è mai la volontà vera di aiutarlo, anzi sembrano volergli mettere il bastone tra le ruote", l’affondo della consulente sociale. "Per quanto riguarda le esternazioni della signora Micol Cappello – replica l’assessore Sclapari – il Servizio sociale è disponibile ad incontrare nuovamente l’associazione per la quale opera". Un piccolo spiraglio di riapertura dei colloqui per cercare insieme la strada migliore per arrivare ad aiutare una persona malata, invalida, in grandi difficoltà e a serio rischio, rimanendo dentro perimetri e vincoli delle normative, senza ovviamente scavalcare nessun’altra persona o famiglia in attesa.