Ucciso per l’affitto della stanza. Nuovo avvocato, processo rinviato

L’imputato, Johnatan Fals Reyes, cubano di 29 anni, ha cambiato il legale facendo slittare l’udienza

Ucciso per l’affitto della stanza. Nuovo avvocato, processo rinviato

Ucciso per l’affitto della stanza. Nuovo avvocato, processo rinviato

È accusato di avere ucciso Iulian Avadani, il romeno 48enne che gli aveva affittato una stanza in una casa di ringhiera in pieno centro a Desio.

Ma all’apertura del processo per omicidio volontario aggravato davanti alla Corte di Assise di Monza, dove si sono costituiti parti civili i familiari della vittima, l’imputato, Johnatan Fals Reyes, cubano di 29 anni fermato lo scorso giugno dai carabinieri subito dopo l’aggressione mortale a calci e a coltellate, ha cambiato avvocato, facendo slittare il dibattimento al 10 maggio. Iulian Avadani viveva con la compagna, alla quale è intestata l’abitazione. Se la cavava con lavoretti da operaio e muratore. Ma arrotondava, a quanto pare, anche con affitti in nero della vecchia casa di corte di via Matteotti 33. Proprio il posto letto potrebbe essere il movente del litigio scattato la domenica mattina presto, sfociato poi nella brutale aggressione e nella raffica di fendenti, quelli alla nuca risultati fatali. Il 29enne cubano lavorava nei locali serali. Più volte era stato fermato e denunciato, anche per la detenzione di armi bianche. Ad allertare il 112 la mattina dell’omicidio, allertati dalle urla, alcuni vicini di casa. Nel frattempo l’assassino ha tentato di disfarsi degli abiti sporchi di sangue e dell’arma del delitto in un cassonetto poco distante, dove poco dopo i militari della Compagnia di Desio lo hanno individuato e bloccato con due valigie sotto braccio, pronto a sparire per evitare l’arresto. "Non l’ho ucciso io, non avevo debiti per l’affitto", ha sostenuto Reyes, che era risultato sotto l’effetto di droga e in evidente stato di agitazione. Una condizione che ha spinto i suoi ex legali a chiedere che fosse sottoposto ad una perizia psichiatrica.

Da sondare se il cubano fosse capace di intendere e di volere al momento del fatto dopo che, anche in seguito al fermo e all’accompagnamento in carcere, ha mostrato delle criticità a livello psicologico. Il gip del Tribunale di Monza Andrea Giudici ha disposto l’approfondimento psichiatrico, ma la perizia ha concluso che il 29enne cubano non è infermo di mente.