DANIELE DE SALVO
Cronaca

Uccisa sulla Statale 36. Il “pirata” patteggia 3 anni

Ambra De Dionigi, ventinovenne di Pasturo, venne travolta a Nibionno. L’autista del pulmino, di Carate, incastrato dalle telecamere di sorveglianza.

Ambra De Dionigi, ventinovenne di Pasturo, venne travolta a Nibionno. L’autista del pulmino, di Carate, incastrato dalle telecamere di sorveglianza.

Ambra De Dionigi, ventinovenne di Pasturo, venne travolta a Nibionno. L’autista del pulmino, di Carate, incastrato dalle telecamere di sorveglianza.

Tre anni di carcere. È quanto vale per la giustizia la vita e la morte di Ambra, la 29enne di Pasturo che due sere prima della vigilia di Natale è stata travolta e uccisa da un pirata della strada sul controviale della Statale 36 a Nibionno.

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecco Salvatore Catalano ha accolto la richiesta di patteggiamento a tre anni di pena per Samuele Gadola, l’operaio di 50 anni di Carate Brianza che l’ha investita e poi abbandonata agonizzante in un prato a bordo strada. Ancora da stabilire in sede civile invece l’importo del risarcimento economico, ammesso che si possa attribuire un valore in denaro ad un’esistenza umana. "Non mi sono accorto di nulla, credevo fosse un animale", si è sempre difeso il pirata della strada, che al momento resta ai domiciliari con il braccialetto elettronico, in attesa che la sua avvocata di fiducia Francesca Allegra chieda e ottenga una misura alternativa. Però non era un’animale, era appunto Ambra De Dionigi.

L’intera scena è stata immortalata da una telecamera installata in zona: le immagini, sgranate e buie, mostrano Samuele al volante da un pulmino da lavoro, il mezzo aziendale dell’impresa di cui è dipendente che utilizzava praticamente solo lui, piombare addosso da dietro ad Ambra che stava camminando a bordo strada, scaraventarla sul parabrezza e poi scagliarla in un prato, dove lei è stata ritrovata solo la mattina dopo, ormai troppo tardi. Un impatto violentissimo, a velocità elevata, senza alcun cenno di frenata, tanto che il ciondolo che Ambra indossava al collo è rimasto incastrato nel parabrezza del furgoncino, che Samuele il giorno seguente ha parcheggiato in ditta come se nulla fosse, nonostante i segni evidenti dell’incidente e le tracce del sangue di Ambra.

I militari sono riusciti a identificarlo pure indagando negli ambienti dei frequentatori dei boschi della droga della Brianza. Ad ascoltare di persona il pronunciamento del verdetto anche alcuni familiari di Ambra, seguiti dagli avvocati Luigi Giordano e Marcello Iantorno. Nessun commento da parte loro: gli sguardi increduli e smarriti per un patteggiamento che, verosimilmente, consentirà a chi ha ucciso Ambra ed è scappato di tornare presto a piede libero, hanno tuttavia detto più di mille parole.