Tre domande ai candidati

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Monza è una città artigiana, ma due anni di emergenza sanitaria hanno dato un duro colpo al settore, con quasi 150 attività perse: nel 2022 con 2.316 piccole imprese artigiane aperte si è arrivati al minimo, quando prima della pandemia si era invece raggiunto il massimo (2.452 del 2019). Da qui però può iniziare la ripartenza, una prospettiva affrontata dall’Unione Artigiani di Milano, Monza e Brianza, che ha intervistato i due candidati sindaco che il 26 giugno andranno al ballottaggio.

Tre domande per entrambi, al sindaco uscente di centrodestra Dario Allevi e al candidato di centrosinistra Paolo Pilotto, su come l’amministrazione del Comune può lavorare con le piccole imprese locali per migliorare la città, l’offerta formativa e professionale e superare alcune criticità. Si parte da una fotografia che indica Monza come una città dove le attività in proprio e gli artigiani sono diffusi e variegati. Delle 2.316 imprese artigiane monzesi contate nel 2022, 1.761 sono ditte individuali pari al 76% del totale e di queste 1.1145, pari al 65%, è gestita da italiani mentre sono 616, quindi il 35%, coloro che sono artigiani stranieri “in proprio“. Il settore in cui le piccole imprese sono più diffuse è l’edilizia con 560 attività aperte ma in calo nell’ultimo anno del 9,2%, seguito dal settore dei servizi alla persona, 244 attività in città e in aumento del 2,1% nell’ultimo anno, e poi l’impiantistica con 239 artigiani del settore e quindi i servizi di pulizia con 238 attività. Il 77% delle piccole imprese di pulizia di Monza ha un titolare non italiano: seguono nella classifica dell’imprenditoria straniera in città il 54% delle attività edili, il 48% di alimentari e il 34% di stampa e grafica. Il quartiere più artigiano è San Carlo-San Giuseppe dove ha sede il 17% di tutte le attività cittadine, seguito dalla zona Libertà-Parco con il 15% e San Rocco con il 14%, mentre in centro ha sede l’8% delle attività, in maggioranza i centri di servizi per la persona.