L’autobus, lungo 18 metri, si accosta alla fermata. C’è una signora in carrozzina che vorrebbe salire. L’autista scende a darle una mano, ma non sempre è possibile: perché la pedana a volte non riesce a raggiungere il livello del marciapiede visto che sopra c’è una macchina parcheggiata o ce n’è una in doppia fila, nel completo disprezzo di ogni regola civile. "Una cosa che mi fa infuriare, succede spesso, ma così io non posso far salire o scendere in sicurezza i passeggeri. Soprattutto chi ha difficoltà a muoversi in autonomia". A parlare così, è un autista di lungo corso, Salvatore Russo, da una decina d’anni in servizio sul territorio, già consigliere comunale e membro del consiglio direttivo della Lega.
Perché viaggiare non è alla portata di tutti e Monza non è una città per disabili. In una città in cui le corse degli autobus di linea sono già ridotte spesso al lumicino (non si trovano autisti), tanto che alla sera e nei giorni festivi è un’impresa trovare una corsa, c’è una categoria di cittadini che si ritrovano in condizioni particolarmente critiche: i disabili.
Gli autobus ormai sono tutti dotati di pedana, il problema è essere certi di poterla usare, gli ascensori delle ferrovie o dei sottopassi pedonali nei pressi delle stazioni sono spesso guasti o attivi a singhiozzo (via Bergamo). E l’inciviltà di troppi automobilisti, che non solo parcheggiano nei posti riservati ai portatori di handicap, ma che salendo sui marciapiedi non si rendono conto degli enormi disagi che provocano. "Mi è accaduto anche qualche giorno fa con un viaggiatore non vedente: aveva il bastone apposito, ma se non riesco ad avvicinarmi al marciapiede non potrà utilizzarlo visto che sono i suoi occhi. Tantomeno quando mi capita con disabili con stampelle o peggio ancora in carrozzina: c’è bisogno di uno spazio adeguato per garantire la salita e la discesa dagli autobus. Spesso ci sono automobilisti che non ci pensano e, se li rimproveri, ti rispondono che devono fermarsi solo per un minuto. Senza rendersi conto che per un disabile quel minuto è prezioso e, se non può muoversi in sicurezza, ne va della sua vita". Ci sono precise regole da seguire: "Le piattaforme delle fermate degli autobus e i loro accessi devono essere dimensionati e illuminati in modo da garantire un uso sicuro per tutti i passeggeri. Lo dicono i protocolli. Ad esempio, nell’area di accesso devono trovarsi superfici di manovra sufficientemente ampie per garantire l’accesso con la carrozzina e con precise dimensioni, in modo da trovarsi in corrispondenza della porta predisposta per le persone in sedia a rotelle. Anche i dislivelli vanno presi in considerazione".
L’indifferenza può diventare un ostacolo insormontabile.
"Ci sono passato anche sulla mia pelle. Mi ero fratturato una gamba e mi è toccato vivere per diversi mesi con carrozzina e poi stampelle. E mi sono reso conto di cosa significhi vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Ci vorrebbe più attenzione anche per un piccolo dislivello, per chi abbandona rifiuti sui marciapiedi, per quei tratti di strada non perfettamente piani, i cubetti di porfido danneggiati o le piccole pozze che si formano a ristagnare in occasione di una pioggia sono un problema".
Un esempio? "Qualche giorno fa, a ridosso del Gran Premio in cui la città era particolarmente piena di gente, ho assistito a una scena che mi ha profondamente colpito: una persona in carrozzina si è impiantata su un cubetto di porfido che si era staccato in via Carlo Alberto, nel centro di Monza e ha rischiato di capottarsi: se non fossero intervenuti alcuni passanti si sarebbe potuta fare seriamente male. Anni fa con un passeggero mi toccò costringerlo a scendere alla fermata successiva per evitare di mettere a repentaglio la sua vita. In alcune zone della città è particolarmente difficile, specie ad esempio in corso Milano.