I trapper arrestati a Carnate cambiano carcere dopo le minacce

A Monza erano finiti nel mirino per gli insulti razzisti, ora sono in carcere a Pavia

I trapper Jordan e Traffik

I trapper Jordan e Traffik

Continuavano a minacciarli e, a ogni occasione, a sgambettarli e aggredirli. Jordan Jeffries Baby, al secolo Jordan Tinti, 25 anni da Bernareggio, e Gianmarco Fagà, in arte Traffik, 26 anni da Roma, avevano paura. Forse, nonostante il cervello annebbiato dagli stupefacenti, si sono resi conti di averla fatta grossa. Gianmarco Fagà, dopo essersi preso addosso una caffettiera lanciatagli da un altro detenuto, di recente era stato scaraventato e a terra preso a calci nelle costole. Alla fine la loro richiesta di essere trasferiti in un carcere più sicuro, con un Reparto protetti, è stata esaudita. I due trapper che lo scorso 11 agosto erano stati sottoposti a fermo per rapina in concorso aggravata dall’uso delle armi (due coltelli) e dalla discriminazione razziale commessa il giorno prima alla stazione ferroviaria di Carnate, hanno lasciato la casa circondariale di Monza. Il 5 settembre scorso. E sono stati trasferiti a Pavia, dove c’è un carcere dotato di una sezione che possa garantire meglio la loro incolumità fisica. A raccontarlo è l’avvocato Biagio Ruffo del Foro di Monza, che oltre che il monzese Tinti ora difende anche il “suo” collega Fagà.

I due ragazzi erano finiti su tutti i giornali e telegiornali dopo aver insultato pesantemente e minacciato – "Ti ammazziamo perché sei nero" – un operaio nigeriano incontrato in stazione mentre tornava dal lavoro. Una scena conclusa con la distruzione della sua bicicletta sui binari, il tutto ripreso al cellulare per farne un video immediatamente postato su YouTube. Da lì, l’accoglienza ostile e le minacce rivolte ai due giovani nel carcere di Monza, dove i detenuti sono al 50% di origine straniera. Ora che le acque si sono calmate, l’avvocato Ruffo pensa a una strategia: un’istanza di scarcerazione dei suoi assistiti con la richiesta di metterli agli arresti domiciliari, affidati ai rispettivi genitori (Jordan, che era abbandonato dalla mamma, una nomade Sinti, all’età di 1 anno e mezzo, ha un padre molto attento e premuroso in Brianza; Gianmarco ha una mamma nel centro Italia). "Non sono pericolosi - spiega l’avvocato - attendiamo ancora di sapere osa deciderà l’autorità giudiziaria, se vorrà mandarli a giudizio immediato oppure no".

Hanno entrambi precedenti e condanne alle spalle. Più gravi quelli di Fagà, che per maltrattamenti alla sua fidanzata dell’epoca era stato condannato a 3 anni di reclusione; meno compromessa la situazione di Tinti, che era stato arrestato per aver “ballato” in segno di scherno sul tetto di un’auto dei carabinieri a Napoli, anche se il Tribunale di Milano lo aveva ritenuto “socialmente pericoloso”. Il Tribunale del Riesame nel frattempo ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dalla prima legale di Fagà, Ilaria Rapali del Foro di Roma, nell’immediatezza dei fatti.

Più accorto l’avvocato Ruffo: "Staremo a vedere, non escludo la richiesta di rito abbreviato. Sono in contatto costante con i miei assistiti, sono abbastanza sollevati ora che si trovano in un carcere dove non devono aver paura di ritorsioni".