Monza, traffico milionario sponsor Formula 1: latitante a Dubai, processo tutto da rifare

Il faccendiere accusato dell'esportazione illegale all’estero di 75 milioni di euro non fu avvisato di udienza preliminare e rinvio a giudizio

Per l’accusa, dietro contratti di sponsorizzazione, l’esportazione illegale di 75 milioni

Per l’accusa, dietro contratti di sponsorizzazione, l’esportazione illegale di 75 milioni

Monza, 5 luglio 2022 - Per il Tribunale di Monza, quella di Luigi Provini è stata "una precisa volontà di sottrarsi alla giustizia italiana". Invece ora tutto da rifare il processo al presunto faccendiere ritenuto latitante ed estradato da Dubai per il traffico milionario all’estero di denaro nascosto dietro le sponsorizzazioni sportive. Lo ha deciso la Corte di Appello di Milano per il 64enne imprenditore piacentino condannato dal Tribunale di Monza a 7 anni e mezzo di reclusione e alla confisca di 4 milioni di euro per associazione per delinquere finalizzata all’emissione transnazionale di fatture per operazioni inesistenti, perchè ritenuto a capo dell’organizzazione criminale che ha nascosto, dietro contratti di sponsorizzazione di gare automobilistiche di Formula 1 e categorie minori, l’esportazione illegale all’estero di 75 milioni di euro.

I giudici milanesi, a differenza di quelli monzesi, hanno accolto la richiesta di nullità degli atti del rinvio a giudizio presentata dal difensore di Provini, l’avvocato Attilio Villa. L’imprenditore residente a Dubai è stato colpito da un mandato di cattura internazionale dopo un’ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Monza del 2016 ed è stato processato in contumacia perchè ritenuto latitante finchè le autorità degli Emirati Arabi ne hanno autorizzato nel 2018 l’estradizione. Ma il suo legale ha ricostruito che già dall’ottobre 2017 Provini era bloccato a Dubai dove gli era stato ritirato il passaporto, dopo che aveva rifiutato l’estradizione e quindi avrebbe dovuto essere avvisato dell’udienza preliminare e del rinvio a giudizio in modo da decidere se presentarsi a Monza.

Una ‘svista’ che costringe il Tribunale di Monza a rifare daccapo il processo, dove la Procura di Monza aveva chiesto la condanna per Provini a 15 anni di reclusione per riciclaggio internazionale (e non soltanto per emissione di fatture per operazioni inesistenti). "Sapeva di non essere un latitante, ma ha fatto finta di niente sperando nel frattempo di essere scagionato dalle accuse – avevano motivato i giudici monzesi rispondendo picche alla richiesta di nullità degli atti – Non c’erano elementi certi su dove fosse l’imputato e quindi è ragionevole che ne sia stata dichiarata la latitanza. Provini si trovava a Dubai ma avrebbe potuto comunque chiedere di venire portato in Italia o comunque contattare un avvocato per chiarire la sua posizione". Secondo i giudici, inoltre, l’imputato, nonostante si trovasse negli Emirati Arabi Uniti, "manteneva diversi contatti con l’Italia e ne è la prova che si sia informato sugli altri indagati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare".