FABIO LUONGO
Cronaca

Tognazzi e il primo film con un omosessuale

Il giovane regista lissonese Andrea Meroni ha dedicato un libro al cinquantenario dell’avveniristica e misconosciuta pellicola

di Fabio Luongo

Oggi è una pellicola “cult”. Quando uscì, 50 anni fa, fu il primo film italiano con protagonista un personaggio omosessuale, visto con profondità e a tutto tondo, senza i macchiettismi troppo spesso usati in precedenza. A interpretarlo il più geniale e audace mattatore del nostro cinema, Ugo Tognazzi, di cui proprio in questi giorni ricorrono i 30 anni dalla scomparsa.

A raccontare questo film, come nacque, chi ci lavorò, come fu accolto e cosa ha significato è ora un libro scritto da un giovane regista e autore lissonese, il 27enne Andrea Meroni, a quattro mani con Luca Locati Luciani: i due hanno recentemente dato alle stampe il volume “Quelle come me - La storia di Splendori e miserie di Madame Royale”, un testo che ricostruisce genesi e destino dell’opera firmata nel 1970 da Vittorio Caprioli “Splendori e miserie di Madame Royale”, con Tognazzi protagonista nei panni di Alessio alias Madame Royale e, fra gli altri, diversi attori della compagnia teatrale de I Legnanesi.

"È un film di qualità, prima un po’ dimenticato e poi rivalutato - spiega Meroni -. Quando uscì non ebbe molto successo, ma mi sembrava importante celebrare l’anniversario dei 50 anni per un film che è stato il primo in Italia con un protagonista omosessuale, una cosa che fin lì non si era ancora vista. Non che prima ci fossero stati solo personaggi macchiettistici, ma in precedenza non era mai stato dato così tanto spazio a un personaggio di questo genere. Il cinquantenario mi è parsa una buona occasione per ricordare quest’opera".

"Abbiamo cercato tutto il materiale possibile sulla lavorazione e l’accoglienza, immediata e successiva, della pellicola - continua l’autore -, anche perché è stato un film con una storia curiosa e abbastanza complessa. Per Tognazzi stesso fu un azzardo cimentarsi in un ruolo del genere, ma lui è stato uno dei pochi attori che non voleva lasciarsi inscatolare in un solo tipo di personaggio. Fu l’incontro tra due personalità anticonvenzionali, ossia Tognazzi e il regista Caprioli. Poi Tognazzi ne “Il Vizietto” ha ripreso quel tipo di ruolo in chiave scanzonata, e lì gli andò benissimo, anche se in realtà i due personaggi sono diversissimi".

Il libro ha richiesto un anno abbondante di lavoro. "Abbiamo raccolto le testimonianze dei pochi superstiti di allora, tra cui Franca Valeri, che era stata sceneggiatrice occulta e non accreditata del film, e che era stata felice di parlarne - racconta Meroni -. Abbiamo dialogato con Pier Luigi Pizzi, all’epoca uno degli scenografi e costumisti teatrali più importanti, che in quel film diede il meglio di sé. E poi abbiamo parlato con Ricky Tognazzi, come testimone oculare della situazione in cui si sono svolte le riprese".