"Ti cucino quella faccia da porco", banda di usurai a giudizio immediato

Subito a processo la presunta banda dedita a usura ed estorsione che avrebbe mietuto almeno 10 vittime, costrette a pagare cifre altissime per sanare il debito contratto con gli aguzzini e sottoposte a minacce come "se a fine mese non sei pronto, vedi te come ti cucino quella bella faccia da porco che hai", ma anche pestaggi. La Procura di Milano ha chiesto il giudizio immediato per cinque imputati che lo scorso ottobre erano stati arrestati dai carabinieri. Le indagini dei militari, durate tre anni, hanno preso avvio nel 2019. È stato allora che alcune vittime, non riuscendo a pagare il primo esoso debito, erano state indirizzate dal proprio creditore ad altri componenti del clan, per reperire il denaro necessario. Per gli investigatori si trattava quindi di "un vero e proprio ‘consorzio’ di soldi a strozzo con interessi anche del 200%". A far scattare gli approfondimenti dei carabinieri della Stazione di Limbiate è stata una perquisizione all’interno di alcune abitazioni del posto, occupate da alcune famiglie di origini libiche che - riferiscono i militari - "nel corso degli anni hanno allacciato vincoli di parentela e amicizia con altri clan di pregiudicati, sia italiani che di origine libiche e marocchine" giungendo a un unico gruppo di strozzini che collaboravano in un "giro capace di ‘autoalimentarsi’, creando a cascata dei veri e propri ‘debitori perenni’". All’arrivo dei carabinieri, erano iniziati a volare dai balconi pacchetti con all’interno Rolex d’oro e mazzette di soldi, ma i militari avevano recuperato circa 50mila euro in contanti, assegni bancari post datati per circa 5mila euro, orologi Rolex, Tag Heur, Janvier per un valore di circa 30mila euro e monili in oro per altri 5mila euro. Altre denunce erano poi seguite: prima quella di un 37enne di Limbiate, poi le violenze raccontate da un piccolo imprenditore, caduto in pesanti difficoltà economiche a causa della dipendenza da cocaina e dalla separazione con la moglie.

S.T.