Quattro anni e mezzo di reclusione per le presunte tangenti su un appalto da oltre 2 milioni di euro sulla raccolta dei rifiuti in Brianza. È la condanna chiesta dal pubblico ministero monzese Salvatore Bellomo nel processo al Tribunale di Monza nei confronti dell’unico imputato che non ha chiesto riti alternativi, Cosimo Damiano Sfrecola, residente a Barletta, amministratore di una società pugliese che faceva capo all’associazione temporanea di imprese coinvolta nell’inchiesta della guardia di finanza di Monza.
Cinque le persone originariamente imputate a vario titolo per corruzione, turbativa d’asta, truffa, false fatturazioni e autoriciclaggio di denaro. Tre i patteggiamenti tra i 3 e i 4 anni di pena, quest’ultima andata all’ex presidente del consiglio di amministrazione di Gelsia Ambiente (costituita parte civile nel procedimento giudiziario) Massimo Borgato. Mentre l’ex direttore generale di Gelsia Ambiente Antonio Capozza aveva chiesto il rito abbreviato ed era stato condannato per turbativa d’asta e truffa, accuse per cui in seguito la Corte di Appello di Milano l’ha assolto con formula piena. Confermata in appello anche l’assoluzione relativa alla presunta corruzione per cui era stata la Procura di Monza a ricorrere in secondo grado contro la sentenza del Tribunale di Monza che scagionava l’ex dirigente, uscito quindi indenne dall’inchiesta. Era maggio 2021 quando la guardia di finanza di Monza ha eseguito 5 misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari chieste dai pm, che hanno poi ottenuto il sequestro dei 60mila euro ritenuti profitto dei reati perché pagati per agevolare gli imprenditori, facenti capo a una associazione temporanea di imprese di Barletta, per aggiudicarsi nel 2017 la gara d’appalto. Per Cosimo Damiano Sfrecola, imputato di corruzione e turbativa d’asta, le cose non sono andate così.
"Borgato mi ha minacciato di contestazioni e penali perché i sacchi non andavano bene e con violenza e prepotenza mi ha chiesto 20mila euro. Io gliene ho consegnati solo 15mila in contanti in una busta in un incontro a Nova Milanese mentre altri 5mila li ho tenuti in tasca perché mi faceva schifo di avere ceduto". I suoi difensori parleranno in aula a ottobre.
Le indagini dei finanzieri sono partite mentre stavano indagando su presunti fatti corruttivi relativi alla Aeb di Seregno. La loro attenzione era andata ai servizi di raccolta dei rifiuti che la Aeb svolgeva attraverso Gelsia Ambiente e in particolar modo sull’appalto per la fornitura di sacchi dotati di un microchip abbinato al codice fiscale dell’utente alla cui gara avevano partecipato due associazioni temporanee di imprese.