Monza, tangenti nei cesti natalizi: solo uno presenta ricorso

Gli altri 4 agli arresti domiciliari si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La Procura ha disposto accertamenti

Le indagini sono state effettuate dalla guardia di finanza del Comando provinciale

Le indagini sono state effettuate dalla guardia di finanza del Comando provinciale

Solo un ricorso al Tribunale del Riesame di Milano per l’annullamento dell’ordinanza nell’inchiesta sui lavori di manutenzione in odore di bustarelle nascoste nei cesti natalizi. A presentarlo è stato il dipendente dell’ufficio tecnico del Comune di Desio Francesco Bonasera, difeso dall’avvocato Giovanni Geremia di Milano, uno dei cinque indagati agli arresti domiciliari disposti dal giudice per le indagini preliminari Gianluca Tenchio, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pm della Procura monzese Carlo Cinque ed eseguita dalla guardia di finanza del Comando provinciale di Monza. Tutti gli accusati a vario titolo per corruzione e turbativa d’asta si sono avvalsi della facoltà di non rispondere agli interrogatori di garanzia, probabilmente su consiglio dei rispettivi avvocati, che vogliono prima rendersi conto con più precisione delle contestazioni e poi chiederanno di venire sentiti dal giudice o in Procura, che intanto ha disposto gli accertamenti informatici su computer e telefonini sequestrati agli indagati.

Primo tra tutti a mantenere il silenzio è stato l’imprenditore al centro delle indagini, Francesco Tallarita, 50enne di Verano Brianza, difeso dall’avvocata Valentina Sgroi. Bocche cucite anche per il capo settore gestione del territorio del Comune di Biassono Giovanni Mancini, difeso dall’avvocato Gianluca Paglino, così come l’architetto Stefano Buccino, dipendente della Provincia di Monza e della Brianza, che però ha voluto rilasciare spontanee dichiarazioni negando sostanzialmente di avere accettato alcuna mazzetta dall’imprenditore. E pure il dipendente dell’ufficio tecnico del Comune di Desio Francesco Bonasera e la ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Biassono, poi passata a Pessano con Bornago Angela Galbiati, difesa dall’avvocato Massimo Dell’Oca.

Per alcuni degli indagati finiti agli arresti domiciliari la Procura aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, non accolta invece dal giudice, che ha anche deciso di lasciare indagati a piede libero altri 7 presunti funzionari pubblici corrotti. Il gip ha tenuto conto "dell’intensità dei rapporti con Tallarita, sintomatici di un asservimento stabile, nonché della posizione del funzionario all’interno dell’Ente pubblico". Di tutti i 13 capi di imputazione è accusato l’imprenditore, ritenuto un personaggio che "ha dimostrato di avere contatti plurimi e sistematici con vari pubblici ufficiali, con i quali ha, in maniera abile e spregiudicata, intessuto rapporti sempre più stretti, tenendoli "a libro paga" così da poter manipolare il regolare svolgimento delle gare pubbliche". Condotte mantenute "nonostante in alcuni casi abbia incontrato l’opposizione di pubblici ufficiali onesti, senza alcun timore che ciò potesse portare al disvelamento delle sue pratiche illecite di approccio ai funzionari". A Macherio e Lentate sul Seveso i funzionari avevano rifiutato la mazzetta.