Tallio, il serial killer assolto per follia

La perizia sentenzia che Del Zotto è incapace di intendere e volere. Niente risarcimento per le parti civili

Mattia Del Zotto

Mattia Del Zotto

Nova Milanese (Monza), 20 novembre 2018 - Totalmente incapace di intendere e volere e quindi assolto. Mattia Del Zotto, il ragioniere disoccupato di Nova Milanese, 28 anni, che ha sterminato tre parenti con il tallio dovrà però passare i prossimi dieci anni in una struttura psichiatrica giudiziaria perché socialmente pericoloso. A far deviare su questa linea il processo, una perizia psichiatrica disposta dal gup di Monza, condita anche delle sue dichiarazioni. «Mi è capitato di sentire delle voci. Ogni tanto mi capitava di avvertire strane comunicazioni durante delle trasmissioni tv. Mi dicevano: non guardare certe cose perché è peccato, mi dicevano di comportarmi correttamente, di osservare i principi morali.

Le voci mi dissero anche di eliminare i miei familiari perché erano dei traditori». Del Zotto era convinto di essere il destinatario di «una capacità del tutto speciale» a lui data dal Creatore «che mi aveva assegnato il compito di riportare l’ordine sulla terra». Così ha acquistato online il solfato di tallio e lo ha sciolto nelle bottiglie di acqua minerale, uccidendo i nonni e una zia paterna e mandando in ospedale altri due zii, i nonni materni e la loro badante. «Sono persone di cui non mi fidavo, praticavano l’idolatria, il culto per qualsiasi entità materiale, in particolare il crocefisso – ha detto ancora allo psichiatra –, rappresentavano per me una minaccia perché potevano farmi deviare dalla religione ebraica», la dottrina a cui ultimamente il giovane si era avvicinato, isolandosi dal resto del mondo. Così ha ottenuto l’assoluzione dalle pesanti accuse di omicidio volontario premeditato plurimo e lesioni personali gravi plurime per infermità mentale totale. Il gup del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci, proprio sulla base della relazione dell’esperto nominato d’ufficio, lo ha dichiarato incapace all’epoca dei fatti per un disturbo delirante, ma anche socialmente pericoloso. Per questo Mattia dovrà trascorrere come minimo un decennio in cura in una struttura psichiatrica giudiziaria. Da quando si sta curando in carcere, dove è detenuto dal dicembre 2017, Mattia sostiene di «avere rivisto qualcosa in termini di fede religiosa» e ora pensa «che farsi giustizia da sé sia sbagliato».

Per il 28enne il pm della Procura di Monza Carlo Cinque aveva invece chiesto la condanna all’ergastolo. Per l’esperto nominato dalla pubblica accusa, infatti, Mattia Del Zotto risultava soltanto parzialmente infermo di mente: era pazzo quando ha deciso di fare fuori i familiari, ma era sano di mente quando ha lucidamente pianificato come mettere in atto il suo folle piano di morte. Conclusioni condivise anche dalla difesa di parte civile, che rappresentava la zia sopravvissuta al tallio, Laura Del Zotto (che porta ancora gravi le conseguenze dell’avvelenamento) e il marito, oltre al figlio di Patrizia Del Zotto (morta invece insieme ai genitori) e la badante, per cui la sentenza di assoluzione ha precluso il risarcimento dei danni. Concordava invece con la tesi dell’incapacità totale di mente la consulenza della difesa dell’imputato.

Dopo un acceso contraddittorio tra i periti delle parti, si era ipotizzata una quarta consulenza collegiale. Che invece il giudice non ha ritenuto necessaria.