ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

A Monza 1 studente su 4 è straniero, ma la cittadinanza è una corsa a ostacoli

La procedura ha una casistica molto complessa e prevede differenze tra diciottenni e minori. La questione in Consiglio a Monza: una mozione chiede al Comune di accelerare l’iter burocratico

Nelle scuole monzesi sono iscritti, nell’anno scolastico 2023-24, 3.390 studenti stranieri su circa 15mila totali

Nelle scuole monzesi sono iscritti, nell’anno scolastico 2023-24, 3.390 studenti stranieri su circa 15mila totali

A Monza circa uno studente su quattro è straniero e in alcune scuole primarie i minori che portano un cognome non italiano sono già la maggioranza. Sono tantissimi nel capoluogo brianzolo gli immigrati di seconda generazione che pur essendo nati e/o cresciuti in Italia, non lo sono per cittadinanza.

Un caso che verrà affrontato a breve in Consiglio comunale, dove il rappresentante di LabMonza Lorenzo Spedo presenterà giovedì prossimo una mozione per chiedere attenzione al Comune, sia nel senso pratico di sveltire le procedure burocratiche dell’ufficio anagrafe – in particolare le pratiche per il conseguimento della residenza, condizione necessaria per l’ottenimento della cittadinanza – sia in quello simbolico di concedere la cittadinanza onoraria agli immigrati di seconda generazione che hanno concluso almeno un ciclo di studi in Italia.

Oggi l’insieme delle persone escluse dalla cittadinanza italiana è ampio e eterogeneo. Ne fanno parte: i bambini nati in Italia e figli di genitori di origine non italiana, i quali non acquisiscono la cittadinanza con la nascita, ma possono richiederla solo al compimento dei 18 anni (in una finestra di un anno); i bambini e i ragazzi nati in un altro Paese da genitori stranieri ma cresciuti in Italia, i quali non possono chiedere la cittadinanza al compimento dei 18 anni ma districarsi all’interno di una casistica varia e complessa; gli adulti stranieri che vivono stabilmente in Italia, se non hanno da almeno 10 anni consecutivi la residenza italiana e un reddito adeguato continuativo.

La vita è un po’ più semplice per i minori di cui almeno uno dei due genitori ottiene la cittadinanza italiana: in quel caso per lo ius sanguis la otterrebbe anche il figlio, a patto però che sia ancora minorenne. Nelle scuole monzesi sono iscritti, nell’anno scolastico 2023-24, 3.390 studenti stranieri (su circa 15mila totali), dei quali 548 nelle scuole dell’infanzia, 1.139 nelle primarie, 670 nelle secondarie di primo grado, 1.033 nelle secondarie di secondo grado. A Monza in tutto sono più di 15mila i residenti stranieri (dato 2023), pari al 12,25% della popolazione, con un trend che è tornato in lieve crescita dopo l’assestamento del periodo Covid.

"La mozione propone una serie di altri impegni – chiarisce il consigliere Spedo – come l’istituzione, ogni 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, di una celebrazione ufficiale del Comune per tutti coloro che hanno conseguito la cittadinanza italiana nell’anno precedente, e l’invio di una lettera informativa a tutti i diciassettenni stranieri per informarli in merito alle procedure che devono fare per ottenere la cittadinanza".

“C’è poi una terza dimensione di iniziative culturali – conclude Spedo –. Si propone di distribuire nelle scuole, nei centri civici, nelle biblioteche, materiali informativi completi e tradotti in diverse lingue, e di sviluppare nelle scuole iniziative dedicate agli studenti per sensibilizzare sul tema". I sindacati confermano l’urgenza del problema.

"Noi abbiamo almeno 4 richieste a settimana di compilazione di documenti per ottenere la cittadinanza, che significa una media di circa 200 all’anno – riporta Luca Mandreoli, responsabile area migranti e politiche sociali di Cgil Monza e Brianza – e almeno 100 all’anno sono i solleciti che mandiamo agli enti pubblici per sbrigare le pratiche. Quella per la cittadinanza è la pratica con trend di crescita più elevato da diversi anni a questa parte".

Anche chi si occupa di accoglienza ha avuto riscontri sui problemi che vivono gli immigrati in Italia. "Abbiamo avuto segnalati diversi casi di chi ha la pratica bloccata perché ha dei problemi a vedersi la residenza riconosciuta, anche se effettivamente ha risieduto in Italia – spiega Tommaso Castoldi, operatore legale della cooperativa Pop – o di chi pur lavorando, perdendo magari il lavoro solo per un periodo, è andato sotto la soglia minima del reddito continuativo che bisogna dichiarare per avere la cittadinanza (circa 8mila euro annui che diventa maggiore con moglie e/o figli a carico), e dunque deve ripartire da capo".