STEFANIA TOTARO
Cronaca

Strangolata dall’ex arrivato dal Perù. Il Riesame conferma lo stalking. Si aggrava la posizione dell’omicida

Alexander Vilcherres Quilla è in carcere per l’assassinio a Macherio di Geraldine Nuñez Sanchez Yadana. Il reato di atti persecutori nei confronti della donna potrebbe contribuire a innalzare la pena fino all’ergastolo.

Il casolare abbandonato di Macherio dove Geraldine è stata strangolata a mani nude dall’ex compagno

Il casolare abbandonato di Macherio dove Geraldine è stata strangolata a mani nude dall’ex compagno

Confermata l’accusa di stalking per il peruviano di 33 anni che lo scorso luglio ha ucciso in un casolare abbandonato, strangolandola a mani nude, la sua ex compagna Geraldine Nuñez Sanchez Yadana, una coetanea da cui ha avuto due figli di 17 e 13 anni ora rimasti orfani.

L’avvocata Gloria Rota, che difende Alexander Vilcherres Quilla, in carcere per omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva avuta con la vittima, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano per vedere annullato il reato di atti persecutori nei confronti della donna, che potrebbe contribuire ad innalzare fino all’ergastolo la pena destinata al 33enne.

La tesi sostenuta è che Geraldine non si sentisse vessata dai comportamenti dell’ex, che aveva raggiunto la donna dal Perù a Macherio quando lei aveva deciso di fuggire insieme ai figli dall’ex compagno violento che la maltrattava e la picchiava regolarmente, trovando rifugio con l’aiuto della mamma e dello zio, che già viveva in Brianza da cinque anni. Tanto che in alcune occasioni gli avrebbe permesso di entrare in casa per lavarsi o gli avrebbe fatto avere una coperta nell’edificio diroccato di via Visconti di Modrone a Macherio, dove l’uomo si era sistemato.

I giudici della libertà hanno invece confermato l’accusa di stalking e a breve saranno rese note le motivazioni, che potrebbero fare strada ad un ulteriore ricorso alla Corte di Cassazione. "Non volevo ucciderla, la amavo", ha detto Alexander Vilcherres Quilla quando ha confessato il delitto durante l’interrogatorio per l’udienza di convalida del fermo, eseguito dai carabinieri che lo avevano sorpreso mentre tentava di fuggire dal casolare abbandonato.

Erano stati i due figli a lanciare l’allarme quando non avevano visto rincasare la madre la sera dal suo lavoro come badante, con cui si manteneva e dava da mangiare ai suoi ragazzi.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Alexander non si era rassegnato alla fine della loro relazione e l’aveva seguita in Italia, vivendo a pochi passi da lei di espedienti e furtarelli (i carabinieri lo avevano già denunciato almeno tre volte in questi mesi). La sua ossessione era diventata convincere la donna a tornare da lui, con le buone o con le cattive maniere. Tanto che i carabinieri erano già intervenuti denunciandolo per molestie. Ma questo non lo aveva fermato. La sera del 16 luglio scorso il 33enne ha teso un agguato alla donna e l’ha costretta a entrare nelle ex scuderie davanti alla vecchia caserma. Dove l’ha strangolata. E poi si è scattato un selfie con il telefonino della vittima a cui ha aggiunto la scritta “Verdadero amor“: “Vero amore“.