
di Sonia Ronconi
Cosimo Argentina lo possiamo considerare a seconda dei casi uno scrittore tarantino o un narratore brianzolo (da anni vive in Brianza). È tarantino in quanto buona parte della sua produzione - quindici romanzi, numerosi racconti e un paio di pamphlet - è ambientata in terra ionica; è brianzolo perché vive in Brianza dal 1990, insegna diritto ed economia politica a Seregno all’Istituto Primo Levi e ha lavorato in pressoché tutte le scuole superiori della provincia di Monza. E nella sua produzione c’è anche stato spazio a romanzi ambientati qui in Lombardia, vedi Brianza vigila, Bolivia spera o Bar Blu Seves, o ancora Beata ignoranza, la scuola nell’era Gelmini. Dopo oltre trent’anni lui stesso si considera ormai a casa nella sua Meda. Ed è lì che scrive i suoi romanzi, i suoi racconti, le sue opere teatrali che poi mette in scena con la compagnia Le Levissime o Il Sottobosco.
"L’ultimo libro in ordine di apparizione è Dall’inferno - due reportage letterari - pubblicato dalla casa editrice Minimum fax di Roma - spiega Argentina - . Si tratta di un testo che comprende due romanzi brevi di cui il primo è stato scritto da me e il secondo da Orso Tosco, autore ligure di narrativa e sillogi di poesia. Il libro si colloca all’interno delle celebrazioni dantesche. Il testo è dedicato all’annosa questione della più grande acciaieria d’Europa, l’Arcelor-Mittal di Taranto, già Ilva già Italsider. E di un racconto ambientato a Genova, nel quartiere che sottostava al ponte Morandi".
"Entrambi i racconti sono degli inferni sulla terra - spiega Cosimo Argentina - . Prendendo spunto, involontario, a dire il vero, dal poema dantesco, ci siamo cimentati in una rivisitazione di una società dilaniata, colpita a morte, defraudata del futuro, parcellizzata e abbrutita. Ne derivano due resoconti che ci inducono alla riflessione. Il mondo del lavoro, il concetto di collettività, la forza del singolo solo se incastonata nel senso di comunione degli uomini viene meno quando la corruzione, il degrado e il viscido egoismo prevalgono. La produttività a ogni costo, nel caso di Taranto e del siderurgico, ha provocato un aumento spaventoso di casi clinici di tumore alla vie respiratorie e leucemia infantile. Nel caso di Genova l’incuria, il pressappochismo, il contenimento dei costi di manutenzione in barba alle norme vigenti e alle regole comunitarie hanno causato una tragedia. In un caso la tragedia è latente e continua, nel secondo caso è stata fulminea. Il risultato sembra però essere identico".