MONICA GUZZI
Cronaca

Vita da manager 'crossdresser': "Sono sposato e mi vesto da donna"

Stefano Ferri è uno dei più noti crossdresser d'Italia: il suo ultimo libro è ambientato a cavallo fra Milano e la Brianza

Stefano Ferri al roseto della Villa Reale

Monza, 22 maggio 2016 - Stefano Ferri è un manager, è sposato e ha una bimba di 7 anni. Ma nel suo armadio ha solo vestiti da donna. Con una gonna di pizzo blu e un paio di sandali infradito di Paciotti si è presentato nei giorni scorsi in Villa Reale per raccontarci il suo secondo libro, "Il bambino che torna da lontano" (Robin Edizioni), ambientato a cavallo fra Milano e la Brianza.

Un look che non può passare inosservato, soprattutto se chi indossa la gonna è un uomo. Lui il fatto di vedere tante teste girarsi lo ha messo in conto. Da quando ha fatto un coming out che ha avuto ampia risonanza mediatica e che lo ha reso uno dei crossdresser più noti d’Italia. E che contemporaneamente lo ha portato a dimettersi dalla carica di direttore di una delle più importanti riviste di turismo congressuale.

Cinquant’anni a giugno, laureato, giornalista, bilingue, vincitore di diversi premi (fra cui nel 2004 il premio Hilton per il giornalismo specializzato in turismo d’affari), oggi guida un’agenzia di eventi e pubbliche relazioni che ha anche lavorato con la Villa Reale.

"Nell’Italia ante Cirinnà io avrei potuto vivere solo in una città come Milano, senza passare per un depravato esibizionista. Non so cosa mi sarebbe potuto succedere altrove. Mi considero fortunato - spiega -. La Brianza, dove è ambientato il capitolo che rappresenta il giro di boa nel mio nuovo libro, è invece il luogo di cui sono pieni i ricordi della mia infanzia, come la strada per andare al ristorante Fossati. E sono tutti ricordi di quando indossavo ancora i pantaloni». Il processo che l’ha portato a vestirsi da donna, e che lui ha provato a raccontare sottolineandone i presupposti psicologici, è durato infatti anni. «Non è che uno si sveglia la mattina e dice: oggi al posto della cravatta metto il tacco 12". Del resto lui ai tacchi preferisce i sandali rasoterra...

"Ci sono tanti tipi di crossdresser e tante cause - spiega -. Uomini che si vestono da donna per motivi professionali, come i Legnanesi; c’è chi lo fa per protesta contro le convenzioni; c’è chi interpreta il crossdressing come il primo passo verso un cambiamento di sesso, e chi ancora lo fa part time, la sera nei locali. Ecco, io non sto in nessuna di queste categorie. Sono un uomo, sposato, padre di una bambina, con tutte le passioni maschili, tipo il calcio in tivù. Ma nella mia personalità, accanto a Stefano, c’è una parte femminile, Stefania, che era gelosa delle donne e che solo alla fine si è manifestata con i vestiti".

Il manager milanese racconta una storia difficile, fino al matrimonio, in pantaloni, con la sua attuale moglie. "A un certo punto ho cominciato ad andare in un armadio dove non dovevo. Per sette anni ho effemminato il mio guardaroba, fino a quando ho eliminato ogni capo maschile. Ho avuto paura, così come mia moglie. Poi con l’aiuto di una psicologa ho cominciato a capire, e da lì è stato tutto più facile". Quanto alla figlia, "è lei stessa a trasmettere l’immagine di un uomo normale, il fatto che mi vesta da donna è solo un tratto della mia personalità - assicura lui -. Ma lei non è mai stata discriminata". Il libro è la storia di una madre e di un figlio perso, forse ritrovato in una coppia incontrata per caso, con un passato di amore e odio, solitudine e irriconoscenza, vendetta e perdono. "Il resto - conclude - è da leggere".