
La stazione di Monza
"Isabella ha ragione. Il centro di Monza dopo le 19.30 è in balia di persone tutt’altro che raccomandabili e tornare a casa, soprattutto per una donna, è pericoloso". Così inizia la chiacchierata con Cristina (il nome è di fantasia) una ragazza che lavora in centro a Monza. Dopo la denuncia di Isabella - la 40enne che settimana ha sventato un’aggressione in centro mentre tornava dal lavoro – ha deciso di raccontare la sua esperienza. Anche lei come Isabella lavora in centro, ma il problema per Cristina è soprattutto la stazione. Anche lei ribadisce la necessità di maggiori controlli la sera, in particolare dalle 18.30 alle 20.30, quando chiudono negozi e uffici. Cristina, 34 anni, lavora in centro a Monza e spesso la sera finisce dopo le 19.30. "Vengo al lavoro in treno e quando percorro via Vittorio Emanuele e via Italia per raggiungere la stazione ho sempre il cuore in gola. Soprattutto in zona largo Mazzini dove si ritrovano persone che, già alle otto di sera, sono ubriache. Cerco di attraversare in fretta la strada, non mi fermo neppure a vedere le vetrine perché ho paura che si avvicinino per chiedere qualche spicciolo". Qualche volta le è capitato di assistere a qualche rissa o a ragazzi che stanno male sotto l’effetto di alcol o droga.
"La gente passa velocemente, nessuno si ferma neppure per prestare soccorso. Una sera ero con un’amica e abbiamo visto un giovane riverso che stava male: coi pantaloni abbassati, in evidente stato di alterazione. La gente passava velocemente, la mia amica si è fermata e ha chiamato i soccorsi". Il problema è al di là di largo Mazzini e in stazione. "Vengo al lavoro in treno e la sera quando torno ho paura. Non ci sono forze dell’ordine che invece sono presenti e numerose la mattina. Alle 8 di sera ho paura a prendere il treno. In stazione ci sono sbandati e persone senza fissa dimora. Uomini che si avvicinano per chiedere soldi. Cerco sempre di non isolarmi, ma di stare vicino a qualcuno che aspetta il treno. Impossibile anche sedersi sulla panchina. Non appena vedono una donna sola si avvicinano e iniziano a importunarla. Fanno complimenti anche pesanti, avvicinandosi". Dall’ufficio alla stazione Cristina è sempre col telefono in mano. "Alcune volte anche in videochiamata. Così che se mi dovesse succedere qualcosa so comunque che dall’altra parte della cornetta c’è qualcuno che potrebbe aiutarmi. Ma tutto questo non è normale. La stazione è un punto d’arrivo e di partenza, un biglietto da visita per la città. A una persona che arriva la sera che cosa presentiamo: sbandati e ubriachi?".
In settimana Cristina ha realizzato un video da mostrare ai colleghi: quello che lei vede la sera quando sta per entrare in stazione. In sottofondo il suo respiro affannoso, che cammina a passo lesto per raggiungere i binari. "Il problema è che fuori dalla stazione alle 20 non ci sono camionette o forze dell’ordine. Solo le auto di chi va a prendere i viaggiatori. Servono controlli: uomini in divisa e in borghese che presidiano le zone calde. Strade e vie che vengono percorse da lavoratori e soprattutto lavoratrici per tornare a casa".