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Cronaca

Stalli per disabili. Passata la festa gabbato lo santo

Dario Crippa A volte in politica si prendono le decisioni migliori quasi per caso. Non sappiamo se sia questo il caso, ma l’idea...

Crippa

A volte in politica si prendono le decisioni migliori quasi per caso.

Non sappiamo se sia questo il caso, ma l’idea di riservare i posti accanto al Municipio a parcheggi per disabili sembra prorio così. Il problema era annoso. Nella settimana più trafficata dell’anno, con bancarelle, ruote panoramiche (una volta), piste di pattinaggio e giostre a occupare gioiosamente tutto l’occupabile, per chi ha problemi a deambulare raggiungere il centro sotto Natale era quasi impossibile. Stavolta, fatto salvo i soliti furbetti abusivi e i giovedì di mercato (anche su questo bisognerebbe fare una riflessione), lo scenario è completamente cambiato: accedere al centro in auto è diventato davvero a misura di disabile. Con l’idea poi di contrassegnare con cartelli numerati i quindici (15!) stalli riservati, sembrava quasi di essere finiti in una città del nord Europa. Quelle che vengono prese spesso a modello per piste ciclabili chilometriche, mezzi pubblici funzionanti e diritti civili rispettati. Questa situazione paradisiaca, da potersi meritare persino un bel cartello tipo “Monza città a misura di disabili”, è finita al termine delle festività. "Passata la festa, gabbato lo santo", insomma. I posti riservati ai disabili sono tornati quasi inesistenti. In più stanno eliminando una ventina di posti per metterci dei pinetti a due passi dal Municipio. Ecco allora l’idea. Gratuita e civile: perché non tenere quegli stalli improvvisati in piazza Trento sempre a disposizione? Lo spazio c’è, sarebbe anche un modo per fruire di una piazza vuota, enorme e bruttina. “Una modesta proposta“ per il sindaco Paolo Pilotto e l’assessora alla Viabilità Giada Turato. Lo scrittore Jonathan Swift nel 1729 aveva intitolato così un pamphlet satirico in cui proponeva, per risolvere i problemi di miseria degli Irlandesi, di mettere all’ingrasso i loro figli e darli in pasto ai ricchi. Una roba un po’ comunista, quella di mangiare i bambini. Ma in fondo... basta un po’ di ironia.