
Auto-ariete contro le vetrine
Monza, 9 novembre 2016 - Si apre il processo alla banda delle spaccate.
E' iniziato oggi al Tribunale di Monza il dibattimento per tre degli otto arrestati nel dicembre 2014 dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza a conclusione di un’inchiesta coordinata dalla Procura monzese contro una gang di rapinatori dediti a colpi contro negozi e grandi centri commerciali colpiti con la tecnica della spaccata.
Sono più di 50 gli episodi di cui sono sospettati i malviventi, compiuti nelle province di Milano, Monza Brianza, Bergamo, Como e Brescia.
Tra questi, anche colpi commessi ai danni di esercizi commerciali di Monza e provincia, una delle più colpite per via del gran numero di grossi centri commerciali. L’Iper di via della Guerrina, colpito il 10 agosto 2013, il Carrefour di Giussano, oltre a quelli di Paderno Dugnano e Limbiate, il Gigante di Villasanta, il negozio Maxi Sport di Lissone, il Saturn di Verano Brianza e l’Esselunga di Varedo. Telefonia, hi-tech, la merce più ricercata dai delinquenti, seguita da preziosi e abbigliamento.
In certe occasioni, si concentravano anche su bar e concessionari auto. In quest’ultimo caso, i furti avvenivano per procurarsi le vetture da utilizzare come auto ariete e sfondare saracinesche e vetrate dei negozi. Le accuse erano a vario titolo associazione a delinquere per la commissione dei reati di rapina e furto aggravato in concorso. Ma i capi hanno patteggiato e al dibattimento restano in tre, imputati soltanto di furto aggravato in concorso.
COME in aula ha spiegato l’allora comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Monza, maggiore Giuliano Gerbo, gli imputati, tutti di etnia rom, "erano divisi in tre bande, fatte di capi e manovalanza, arruolata volta per volta in vari campi nomadi, in base alla pianificazione dei furti".
Esisteva il gruppo Catalin, che faceva capo ad Achim Gheorghe Nicolae, detto Catalin appunto, l’uomo che individuava gli obiettivi. Questa banda aveva base a Trezzo e si spostava per i colpi nelle province di Monza e Bergamo. Aveva il suo leader in Nicolae Covaci, invece, la banda Cocos, chiamata così dal soprannome del suo capo, ed era un uomo di Cocos anche Samir, all’anagrafe Dobrin Carp, definito «particolarmente pericoloso». Dopo la testimonianza del comandante, il processo è stato rinviato all’11 gennaio per altre testimonianze.