STEFANIA TOTARO
Cronaca

Schiavizzata e venduta sulle strade. Condannata la “madame“ nigeriana

Undici anni e mezzo di pena per aver costretto una connazionale a prostituirsi con botte e minacce. La vittima portata in Italia con l’illusione di un posto da parrucchiera, poi l’incubo e l’incontro col suo salvatore.

Schiavizzata e venduta sulle strade. Condannata la “madame“ nigeriana

Condannata a 11 anni e mezzo di reclusione per avere tenuta prigioniera una 25enne nigeriana, ridotta in schiavitù e costretta a vendersi sulle strade monzesi dopo il “viaggio della speranza“ che avrebbe dovuto invece portarla in Spagna per lavorare come parrucchiera. È la sentenza decisa ieri dalla Corte di Assise di Monza per una connazionale ora 25enne, Kate A., attualmente in Germania, accusata di riduzione in schiavitù al fine dello sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La vittima, A., era stata salvata da un angelo che ha visto la ‘madame’ che la picchiava per strada e, invece di girarsi dall’altra parte, è intervenuto, spezzando l’incubo che da tre mesi la giovane stava vivendo. Michele, brianzolo di 55 anni, nel dicembre 2016 ha fatto salire A. sulla sua auto. "Mi ha chiesto aiuto e io l’ho ospitata a casa mia, le ho comprato un telefono cellulare per sentire la sua famiglia in Nigeria e poi l’ho fatta mettere in contatto con un’associazione che le ha fatto presentare la denuncia e le ha trovato un posto sicuro dove riprendere la sua vita". La giovane, che è rimasta in Italia e lavora come cameriera, si è costituita parte civile al processo e i giudici le hanno concesso un risarcimento dei danni con una provvisionale di 50mila euro. Secondo l’accusa la ragazza, convinta a lasciare la Nigeria per trovare un lavoro e mantenere la sua famiglia, era finita nella rete della connazionale, che la teneva segregata in un appartamento a Soresole nella Bergamasca minacciandola di fare del male a sé e ai suoi familiari, la costringeva a dormire sul pavimento, a fare le pulizie e cucinare, lasciandola senza soldi e senza la possibilità di chiedere aiuto perché le aveva distrutto la sim del telefono cellulare. Uno “stato di soggezione continuativo“ allo scopo di “sottometterla e piegarne la volontà“ che aveva lo scopo di indurla a prostituirsi con la scusa di dover ripagare i 35mila euro per il viaggio, con tappa intermedia a Tripoli e arrivo a Lampedusa.

"Michele si è offerto di aiutarmi – ha raccontato A. –. Quando chiamavo mia mamma in Nigeria piangeva e diceva di tornare da Kate che li minacciava, ma io non l’ho fatto". La ‘madame’ non si è mai presentata al processo e le è stato nominato un difensore d’ufficio. Il pm aveva chiesto per l’imputata la condanna a 6 anni di reclusione, non contestando l’aggravante del reato commesso al fine di sfruttare la prostituzione. Aveva chiesto invece l’assoluzione il difensore della 25enne, l’avvocato Franco Balconi di Monza, sostenendo che non c’erano elementi certi di riscontro al racconto fatto dalla parte offesa e chiedendo in seconda istanza che l’accusa di riduzione in schiavitù diventasse sequestro di persona.