Sberle e insulti, maestre condannate

Un anno e 10 mesi alle due insegnanti della materna Calastri di Cesano, l’accusa aveva chiesto più del doppio

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di Stefania Totaro

Condannate le due maestre della scuola materna Calastri, accusate di maltrattare i piccoli alunni. Il gup del Tribunale di Monza Marco Formentin ha inflitto 1 anno e 10 mesi di reclusione con la pena sospesa nel processo con il rito abbreviato per maltrattamenti, falso in atto pubblico e peculato a R.T., 54 anni, di Desio e F.C., 53 anni, di Cormano, già raggiunte dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività di insegnante ed educatrice per la durata di 9 mesi. Le due donne sono state anche condannate all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e dalla professione di insegnante per 10 mesi, oltre che a pagare un risarcimento dei danni con una provvisionale di 1000 euro ciascuna alle famiglie di una dozzina di bambini che si sono costituite parti civili con gli avvocati Cristina Ricci e Gianluca Crusco. A denunciare le maestre ai carabinieri la stessa dirigenza scolastica dell’istituto per l’infanzia dopo avere raccolto le preoccupazioni dei genitori di alcuni alunni che avevano iniziato a manifestare strani comportamenti aggressivi o si mostravano impauriti. Entrambe le maestre erano accusate di concorso in maltrattamenti nei confronti degli alunni che sarebbero stati strattonati, colpiti con sberle sulla testa, minacciati ed ingiuriati. "Capre... non capite niente... dovresti solo piangere... stai seduto o sono guai", oppure "voi siete intelligenti... tranne loro due", sono alcune delle frasi pronunciate dalle insegnanti, che avrebbero denigrato ed umiliato alcuni bambini "imponendo castighi spropositati rispetto alle cause o anche assolutamente immotivati". Comportamenti che avrebbero creato un clima di "palese tensione emotiva, lesivo della dignità dei minori". Fatti contestati da settembre 2018 a giugno 2019, quando le maestre erano state filmate dalle videocamere installate dai carabinieri.

Le insegnanti erano poi imputate di falso commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico perché, nello stilare i profili di uscita dalla materna di tre bambini, avrebbero scritto informazioni non veritiere su alcuni bambini e le loro famiglie, nonché di peculato perchési sarebbero appropriate per uso personale di bottiglie di acqua, ceste di frutta e di pane presenti a scuola per il pranzo e la merenda degli alunni. La Procura aveva chiesto la condanna a 3 anni e 8 mesi, ma il giudice ha concesso loro attenuanti e continuazione tra i reati contestati, di fatto dimezzando la pena. Dal canto loro, le imputate negano e sono pronte a ricorrere in appello.