Rosella, la figlia del partigiano Gibi: "La Resistenza unì ricchi e poveri"

Rosella Stucchi, figlia del comandante partigiano monzese Giovanni Battista Stucchi, racconta l'eredità antifascista del padre e il suo impegno nella diffusione della cultura della Resistenza, insieme al marito Franco Isman, sopravvissuto alle leggi razziali.

Rosella, la figlia del partigiano Gibi: "La Resistenza unì ricchi e poveri"

Rosella, la figlia del partigiano Gibi: "La Resistenza unì ricchi e poveri"

Rosella Stucchi è la figlia del comandante partigiano monzese Giovanni Battista Stucchi, Gibi come tutti lo chiamavano. Per 18 anni è stata presidente di Anpi Monza e dal novembre 2021 ne è presidente onoraria. "Per me questa è una ricorrenza immancabile – le sue parole –. Prima vado a trovare mio papà al cimitero, dove vengono poste le Corone in onore ai caduti, e poi partecipo al corteo che insieme alla Liberazione celebra la Resistenza". Su quel periodo di storie e aneddoti da raccontare ne avrebbe tanti, ma un aspetto ci tiene a sottolineare particolarmente: "Fu un momento che raccolse genti di tutte le idee e di tutti gli strati sociali. Questo lo ritengo un valore straordinario. Una mano fondamentale la diede il basso clero. Un istituto di suore di Milano ospitò al suo interno tutto il Comando generale delle forze partigiane. Fu per merito loro che mio padre conobbe figure come don Carlo Gnocchi e Nuto Revelli". Delle vicissitudini politiche vissute dal padre si potrebbe scrivere un libro, come molti ne sono stati fatti, ultimo dei quali (appena uscito) “Dove dormi la notte“ di Michele Marziani, che con spirito biografico ripercorre la storia del partigiano monzese, da ufficiale degli alpini nella ritirata di Russia a rappresentante dei partigiani italiani nei servizi segreti americani e inglesi in Svizzera, a comandante unico della Repubblica partigiana dell’Ossola nel 1944. Quest’ultima fu l’esperienza repubblicana da cui nacque una "redazione di riforme ad orientamento democratico, che sarebbero state d’ispirazione per la Costituzione", ricorda Rosella Stucchi. "Io posso dire che mio padre fu sempre antifascista, non solo durante la Resistenza – prosegue –. Quand’ero bambina non volle farmi indossare la divisa fascista e durante le esercitazioni all’aperto dovevo nascondermi dietro una colonna per non farmi vedere".

Lei, nata nel 1935, all’epoca era troppo piccola per partecipare attivamente alla Resistenza, ma grazie al padre maturò un forte spirito antifascista, un valore che ancora oggi ci tiene a tramandare nei numerosi incontri che la vedono protagonista nelle scuole. Impegnato come lei nel divulgare la cultura della Resistenza anche il marito Franco Isman, ebreo triestino vittima delle leggi razziali, che dal ‘38 fu costretto con la famiglia a lasciare Trieste, trasferirsi a Milano e dopo varie (e miracolose) vicissitudini arrivare, finita la guerra, a Monza, dove 73 anni fa sposò Rosella. Per loro la fine di un periodo di terrore coincise con l’inizio dell’amore.

A.S.