Rivolta dei parrocchiani a Desio: il prevosto difende don Flavio

Dopo la pesante lettera di un gruppo di fedeli all’arcivescovo Delpini : "Manca il volontariato"

Don Flavio Speroni

Don Flavio Speroni

Il diretto interessato, don Flavio Speroni, si è trincerato nel silenzio, rifiutandosi di raccontare la sua versione dei fatti e anzi minacciando denunce. In sua difesa interviene don Gianni Cesena, il prevosto. Ha creato un vero e proprio putiferio, nella comunità di Desio, la pesante lettera scritta da un gruppo di fedeli della parrocchia di San Giovanni Battista all’arcivescovo monsignor Mario Delpini. Una lettera in cui denunciano come il sacerdote avrebbe desertificato tutte le attività oratoriali, "e durante le omelie non fa altro che lamentarsi di tasse e costi, chiedendo soldi".

La missiva ha scatenato una serie di reazioni: tantissimi i fedeli che ne hanno avvalorato i contenuti, raccontando specifici episodi, ma molti anche coloro che invece si sono schierati a difesa di don Flavio. Un tourbillon di reazioni che ha convinto a sua volta il prevosto a prendere carta e penna: "Come tutte le parrocchie di Desio, anche la comunità di San Giovanni Battista sta vivendo le difficoltà legate al presente circa le attività pastorali e soffre dei passi indietro che molti volontari benemeriti hanno dovuto fare in tempi recenti, senza che si siano presentate nuove forze – sottolinea –. Gli appelli ripetuti di don Flavio sono caduti nel vuoto, benché motivassero soprattutto a un generoso esercizio della corresponsabilità dei fedeli e non ad aspetti puramente organizzativi".

Uno dei punti toccati dai contestatori (in realtà uno su tanti), è quello dell’oratorio estivo, "inizialmente previsto per una fascia d’età e per l’intero giorno in San Giovanni Battista – spiega il prevosto – non si è potuto realizzare per la mancata disponibilità di un adeguato numero di adulti all’accompagnamento dei più piccoli. La Comunità Pastorale può agire solo se un volontariato diffuso ne sostiene le attività. Siamo vicini a don Flavio, addolorati per l’attacco che ha ricevuto, e grati per il servizio che da tempo garantisce a San Giovanni Battista e all’intera città. Con lui vogliamo continuare il cammino di Comunità Pastorale e di Chiesa che il Signore ci affida".

Il gruppo di parrocchiani che ha scritto le diverse lettere e mail alla Curia (prima di quella all’arcivescovo ne erano già partite altre) visto che le acque sono state smosse ha deciso, per il momento, di fermare la mobilitazione. Sperando di avere un confronto con il diretto interessato per migliorare le cose. Ferme, ma non archiviate, le ipotesi di una petizione e di arrivare a scrivere a Roma. Insomma, una comunità letteralmente spaccata in due.